lunedì 29 settembre 2014

scheletri nell'armadio



Peso: 71,5 kg



Sono riuscita a rimettermi dei jeans che non mettevo da febbraio e ne sono molto contenta perché a) li ho comprati da Trussardi e li ho pagati decisamente troppo per un paio di jeans ma mi facevano un gran bel sedere ed erano esattamente come li volevo io: stretti in fondo, a vita alta, di un blu intenso senza strappi, sbiaditure e scritte e b) sono l’unico paio di jeans che ho (e l’unico paio di jeans che ho comprato negli ultimi sei anni!) perché di solito preferisco indossare pantaloni più “classici” ma questi, come dicevo, mi sono piaciuti troppo e ho dovuto comprarli.

Li ho provati questa mattina perché mi vedevo la pancia particolarmente piatta (nonostante il peso si sia bloccato su 71,5 da qualche giorno) e i fatti mi hanno dato ragione. I jeans di Trussardi sono solo il primo di una lunga serie di Scheletri nell’Armadio che va dal vestito della mia festa di laurea, nero, corto, taglia 42, a quello di Capodanno di due anni fa, verde bottiglia con dettagli in pizzo nero, taglia 40, ad un bel cappotto color cammello (anche quello pagato un occhio della testa e portato una solo stagione), taglia 40, a degli shorts in lanetta a quadri comprati su consiglio del mio fidanzato ed indossati una sola sera, quando ero scesa a 57 kg nel novembre 2012, e ancora un abito di Missoni taglia 38 e magari degli shorts grigi, cimelio del liceo, che forse non metterei più ma che vorrei riuscire a rindossare solo per sapere di avere di nuovo le gambe magre come in questa foto:

 Sono un’accumulatrice seriale di memorie del mio periodo magro. Anche se non vorrei mai più tornare a vivere come allora, non sono mai riuscita a buttare i vestiti comprati da Zara Kids nella primavera 2009. Aveva il suo lato positivo, perché non dovevo mai far accorciare i pantaloni, cosa che di tanto in tanto invece mi tocca dato che sono una nanetta (la mia carta d’identità dice 162 cm ma ho abbondato un po’, diciamo.)

Comunque una buona metà delle cose che ho nell’armadio non mi vanno. Alcune sono troppo larghe, altre – molte – sono troppo strette. Ogni tanto mia madre si lamenta perché la quantità sterminata di cose stipate là dentro fa sì che i vestiti ne escano sempre stropicciati ma, sarà che sono una nostalgica, non ce la faccio proprio a disfarmi dei miei vestiti.

Da circa un anno alla mia indole da accumulatrice di ricordi si è aggiunto questo passatempo malato: ogni tanto apro l’armadio e mi provo tutti i vestiti che ho elencato prima, più altri ancora che sarebbe troppo lungo elencare, e cerco di indovinare quanto poco mi andranno: se non saliranno neppure dalle cosce, se non si chiuderanno sui fianchi, se mi entreranno ma mi faranno sembrare un insaccato, cose così.

Ora da qualche giorno mi fluttua in testa quest’idea: buttare davvero via tutto. O almeno le cose più vecchie, più strette, quelle che oggettivamente non potrebbero (e non dovrebbero) entrarmi mai più. Prendere un grosso sacco e portare tutto alla Caritas.

Ditemi che qualcuna di voi condivide questa fissa con me, per la solita pallida consolazione del malcomunemezzogaudio.

Buona settimana a tutte!


mercoledì 24 settembre 2014

ricominciare ad amarsi



Peso: 71,6 kg

Poco meno di quattro chili in poco più di due settimane. È una sciocchezza per una che era abituata a perderne altrettanti in qualche giorno di digiuno ma vi confesso che non credevo neanche che avrei ottenuto risultati simili con una dieta che non mi impone di fare la fame e, anzi, prevede anche qualche sgarro.
E questi piccoli risultati mi danno la carica giusta per affrontare l’autunno, una stagione che amo ma che paradossalmente ha sempre segnato i periodi più bui della mia esistenza. Le fasi depressive più acute le ho vissute tra ottobre e gennaio, nonostante io ami i colori autunnali e ami ancor di più quel momento dell’anno in cui s’inizia a percepire nelle strade l’atmosfera del Natale.
Comunque per quest’anno direi che con la depressione ho già dato. È stata una delle estati più brutte ed apatiche della mia vita e sono contenta di lasciarmela alle spalle, con i suoi chili di troppo e i suoi lunghi pomeriggi vuoti trascorsi a riflettere sul tempo che ho buttato a buttar via pomeriggi d’estate.
Guardo alla stagione appena iniziata con rinnovata speranza. Mi aspettano tante cose belle e voglio viverle appieno, senza ansia, tristezza e sensi di colpa. L’imperativo categorico di quest’autunno sarà ricominciare ad amarmi e, dato che l’amor proprio passa anche dalle piccole cose, ho stabilito di concedermi dei premi per i miei traguardi col peso. A meno cinque chili mi comprerò qualcosa di bello (un vestito per la laurea del mio fidanzato, magari, o un gioiello di Tiffany), a meno dieci, invece, mi prenderò del tempo per farmi bella: parrucchiere (non ci vado quasi mai perché in realtà non mi piace, ma i miei capelli hanno bisogno di una spuntatina, cominciano ad essere troppo secchi e sfibrati) ed estetista, frivolezze di questa sorta.
Sto riacquistando un po’ di autostima e so benissimo che è patetico che io calcoli il mio valore in base alla capacità di perdere peso e non, ad esempio, in base ai risultati accademici o all’affetto dei miei amici, ma, come dice la nonna del mio fidanzato “piuttosto che niente è sempre meglio piuttosto” (lei in realtà lo dice in dialetto).
Sono anche stata da Zara. È una sciocchezza, ma non entravo nel camerino di un negozio da mesi, quindi posso considerarlo un piccolo successo. Sono anche rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che entro di nuovo nella S delle magliette, ma non ho avuto il coraggio di provarmi dei pantaloni, dato che sedere e cosce sono il mio punto debole e credo di non essere ancora pronta per la 38 di Zara (che equivale ad una 42). 
 [ecco la maglietta che ho provato da Zara!
Mi sono fatta una foto perchè non l'ho comprata, ero indecisa]
So che magari tra una settimana riguarderò a questo momento di sciocca esaltazione con l’amaro in bocca perché il disincanto, la noia e la rassegnazione avranno avuto la meglio, ma sto lavorando perché questi momenti di allegria diventino sempre più numerosi, sperando di poter dire, un giorno, che sono la regola e che momenti di scoramento mi capitano solo di rado.
In questo ho anche una sorta di guru: una mia amica diabetica dalla nascita che convive con tanti problemi e difficoltà che io non riuscirei mai a gestire, ma affronta tutto con il sorriso. La scorsa primavera eravamo in vacanza insieme e lei è stata male quasi ogni giorno: io mi sarei fatta prendere dallo sconforto, mi sarei chiusa in camera in albergo a piangere convinta di essere in punto di morte, mentre lei ha fatto finta di nulla e con ammirevole determinazione è riuscita a fare comunque quello che voleva fare, anche con la glicemia sotto i piedi e il microinfusore che non funzionava a dovere. Lei, dicevo, è la mia maestra di ottimismo. Mi rimprovera perché mi lamento talmente tanto delle cose che vanno male da non riuscire neanche a vedere quelle che vanno bene ed ha perfettamente ragione: io sono così, vedere tutto nero mi riesce incredibilmente facile.
Ma oggi, complici la bella giornata e il 71 sulla bilancia, voglio concentrarmi sui lati positivi. E smettere di odiarmi.

martedì 23 settembre 2014

fare diete e dimagrire è un vizio, come il fumo



Peso: 72,1 kg

Ieri una mia amica mi ha detto che si vede che sono dimagrita. Non le ho detto di essere stata dalla dietologa, né propriamente di essere a dieta, mi sono limitata a dire che non sto mangiando alimenti lievitati per vedere se sono intollerante, il che è un bel compromesso visto che quasi tutte le cose che fanno ingrassare sono lievitate ed ho una scusa per rifiutarle se mi vengono offerte.
Comunque non ho intenzione di dire che sono a dieta. Lo sanno soltanto il mio fidanzato e una mia amica che è stata anoressica. E i miei genitori, solo perché era inevitabile che lo sapessero. Conosco gente che quando si mette a dieta lo dice a tutto il mondo, per ricevere complimenti o per sentirsi più motivata, non saprei, ma non appartengo a questa categoria.
Non mi è mai piaciuto pubblicizzare quel che faccio col mio corpo – mi sembra paragonabile a raccontare in giro che ho il ciclo o che ho appena preso un’aulin per il mal di testa – ma negli anni sono diventata davvero gelosa delle mie diete. Quando ho fatto la Dukan per la prima volta ne parlavo tranquillamente, spiegavo il suo funzionamento a chi mi chiedeva chiarimenti, raccontavo anche i miei progressi in termini di peso, mentre la seconda volta, quando l’ho ripresa, ho cercato di tenerlo nascosto il più possibile, fingendo di prediligere sempre i secondi o le verdure o semplicemente evitando le occasioni di mangiate in compagnia.
Il fatto è che voglio evitare la pressione degli altri. Voglio evitare che tutti si aspettino che dimagrisca in fretta e visibilmente e di deludere quindi le loro attese ma soprattutto voglio evitare che ad un certo punto comincino a preoccuparsi, a starmi addosso, a controllare tutto ciò che faccio. Perché ad un certo punto, inevitabilmente, succede.
Dicevo della Dukan. Appena iniziata era tutto un “che brava, io non potrei mai vivere senza la pasta” “Che forza di volontà!” “Sei sicura che non vuoi neanche uno Spritz? Ma come fai?”, ma superata la soglia dei cinquantacinque chili l’ammirazione si è trasformata in apprensione. Credo sia normale che i miei amici si preoccupino, conoscendo i miei trascorsi, ma a volte ho l’impressione che la loro preoccupazione li spinga all’ipocrisia, convincendoli a dirmi “ma ora fermati, stai bene così!” anche se segretamente pensano che due o tre chili in meno non mi starebbero male.
So che l’attenzione delle persone che ci vogliono bene passa anche attraverso le forme più fastidiose di apprensione e di controllo ma non sono pronta a giustificare quello che mangio o, peggio, a rispondere a domande cretine del tipo “Ma perché ti metti a dieta? Stai benissimo così!” che per quanto mi riguarda è un po’ come chiedere ad un fumatore “Perché fumi? Stai benissimo così!”. Per me fare diete, dimagrire, ringrassare e ridimagrire è un vizio, proprio come il fumo. E proprio come i fumatori se decido che voglio tenermi questo vizio non riesco a gestire le proteste e le obiezioni degli altri, fossero anche mosse dalle più nobili delle motivazioni. Insomma, saranno anche fatti miei quello che faccio del mio corpo, ad un certo punto.
Voi in che categoria rientrate? Siete a vostro agio ad ammettere di essere a dieta (io ho un amico che ogni giorno m’informa del suo peso! Sconvolgente, io non l’ho mai detto a nessuno quanto peso.) oppure non lo confessate mai?
Un bacio a tutte!

martedì 16 settembre 2014

"si mangia per vivere, non si vive per mangiare". Sarà poi vero?



Peso: 73,3 kg
 
Ero a 73,7 sabato mattina, poi sono uscita a mangiare sushi e domenica mattina avevo ripreso mezzo chilo. Mi sarei anche risparmiata la cena fuori se non fosse che la dietologa mi ha prescritto uno sgarro alla settimana per tenere attivo il metabolismo e per ricordarmi che “si mangia per vivere, non si vive per mangiare”.


Quante volte mi sono sentita ripetere questa frase. Me lo diceva la mia professoressa di greco al liceo, quando mi vedeva spiluccare la mia barretta dietetica per pranzo, me lo diceva lo psicologo, me lo dicevano persino persone che conoscevo appena, probabilmente appartenenti a quella brutta specie che crede che l’anoressia non sia una malattia ma una dieta un po’ estrema.
Che poi io lo so benissimo che non si vive per mangiare. Questa non è vita, o perlomeno non è la vita che voglio vivere per il resto dei miei giorni. Voi provate mai ad immaginare come sarete tra dieci o venti anni? Io ogni tanto ci penso, al mattino, quando il peso sulla bilancia mi dice se sarà una giornata buona o no, se posso concedermi di essere contenta o devo sentirmi uno schifo finché non avrò bruciato duemila calorie sullo stepper. Mi domando se a quarant’anni avrò fatto pace con il cibo e con il mio corpo o se continuerò ad oscillare tra il sottopeso e il sovrappeso come è stato negli ultimi cinque anni. Mi chiedo se dovrò rimanere a dieta per sempre concedendomi solo un piatto di pasta/pizza/sushi/aperitivo a settimana per evitare di diventare una montagna di lardo o se potrò, un giorno, mangiare in maniera normale, come le persone normali.
Mio padre quando ha fame apre il frigo e pesca qualcosa da mangiare. Io quando ho fame mi lavo i denti perché il dentifricio mi fa passare la fame, dai tempi in cui ne mangiavo cucchiaini pieni per placare i crampi allo stomaco e provare a dormire.
La mia vita è condizionata dal cibo. Ho ricevuto un invito alla Vogue’s Fashion Night Out ma non voglio andare perché ci sarà cibo e alcool ovunque e io non devo mangiare né bere nulla. Il mio fidanzato si laurea a fine novembre e io penso soltanto ai festeggiamenti ipercalorici che seguiranno e al fatto che devo riuscire ad essere sotto i settanta per allora, perché voglio comprarmi un vestito nuovo e io non compro vestiti sopra la 42. Per Natale vado negli Stati Uniti dai miei parenti ma la gioia di rivederli e di passare il Natale insieme è offuscata dal terrore di vanificare mesi di dieta in una ventina di giorni. Lì si mangia malissimo e le mie zie e le mie cugine mi mettono costantemente all’ingrasso perché secondo loro sono deperita, ma la loro idea di quello che si dovrebbe mangiare durante un pasto non corrisponde assolutamente al vero, benché non sia mai riuscita a convincerle che non è necessario sbafarsi una fetta enorme di triple chocolate cake per considerare concluso il pranzo.
E in tutto ciò mi sento una cretina. Perché mi rovino tutte le cose belle per assecondare una follia che ho rinnegato da tempo. Io non voglio più essere malata, non voglio più che il cibo mi condizioni, ma a quanto pare volerlo non è abbastanza. O forse inconsciamente non lo voglio abbastanza?

venerdì 12 settembre 2014

dietologa ed energia ritrovata

Peso: 74 kg

Martedì ho incontrato la dietologa, finalmente. Ero molto agitata, sia perché odio le visite di qualsiasi tipo, sia perché temevo di rimanere delusa dall'incontro e, dato che consideravo l'aiuto di un esperto l'ultima spiaggia, avrebbe significato consegnarmi ad un'eterna rassegnazione.
Per fortuna lei mi ha fatto fin da subito un'ottima impressione; è specializzata in disturbi alimentari (soprattutto bulimia) il che è stata una delle ragioni che mi ha portata a scegliere lei, tra tantissimi centri qui in zona: voglio affidarmi ad una persona che conosca questo genere di meccanismi, che non li sottovaluti mai. Mi fa sentire al sicuro da me stessa, non so se mi spiego.
Comunque mi ha fatto tantissime domande sulle mie abitudini alimentari, soprattutto su quelle passate, e mi ha chiesto se fossi ancora in analisi. Le ho detto che ho smesso un paio d'anni fa e lei ha detto che valuteremo tra qualche mese se sarà il caso di riprendere anche quel percorso.
Ad ogni modo non si è parlato di chili da perdere o di peso da raggiungere, ma solo di punti da "sistemare" (così ha detto lei) e del famoso Equilibrio cui noi tutte aspiriamo. Le ho detto anche che so di avere il metabolismo a puttane ma che non sono psicologicamente pronta ad acquistare peso ora come ora, perché già mi sento/vedo enorme, così siamo arrivate ad un compromesso: un mese abbondante di dieta per sgonfiarmi e poi piano piano proviamo a risvegliare il mio metabolismo dormiente.
Così mi ha dato un regime alimentare privo di lievito per sgonfiare la pancia, punto in cui non sono mai stata grassa e che invece nelle ultime settimane era proprio gonfia, e mi ha suggerito tutta una serie di sostituti al pane ed alla pasta, come farro, quinoa e le gallette di mais, che sinceramente non sono affatto male. 
La dieta in sé non è rigidissima, non ci sono dosi e calorie, ma solo abbinamenti di alimenti studiati per saziare senza appesantire, molte verdure crude e carne bianca. Ho cominciato da tre giorni e mi sento molto più sgonfia oltre ad aver perso - udite! udite! - un chilo e mezzo. So che è pochissimo ed è una goccia nell'oceano considerato il mio peso attuale ma non dimagrivo così facilmente e senza sacrifici dalla Dukan! 
Comunque la cosa di cui sono più contenta in questi giorni è l'umore che, complice la distrazione dello studio (sono pazza, lo so), sta piano piano migliorando. Mi sento molto più carica e determinata, nutro grandi speranze in questa dottoressa ed ho ritrovato parte della mia stoica forza di volontà.
Non mi interessa se ci vorranno mesi o anni, voglio chiudere questa guerra con il cibo e con il mio corpo. Da vincitrice.
Un abbraccio a tutte voi!