Ieri
ho dato l'ultimo esame della sessione, l'ultimo della magistrale,
l'ultimo della mia carriera universitaria. Tra l'altro sono stata indecisa fino
all'ultimo se presentarmi o meno - ho avuto solo sei giorni per
prepararlo e il materiale era molto di più di quanto mi aspettassi:
testi, appunti, una dozzina di saggi e articoli da (almeno) cinquanta
pagine l'uno. Un compagno di corso che avrebbe dovuto darlo con me ha
gettato la spugna e l'ha rinviato al sette luglio, ma per me ormai era
una sfida - ma alla fine ho preso trenta e lode. Il voto è stato accolto
dal laconico "mi fai cagare" del mio migliore amico che ho interpretato
come dichiarazione di affetto.
Per
suggellare l'inizio ufficiale dell'estate - benché l'aver da lavorare
alla tesi mini un po' l'ontologia della vacanza - io e S. abbiamo speso
il nostro buono in libreria con l'impegno di comprare solo libri "di
piacere". Non sono una da "romanzi da ombrellone" ma ho cercato un
compromesso tra lo standard consueto delle mie letture e i best-seller
del momento e ho cercato di ampliare le mie vedute accostandomi allo
scaffale dei romanzi contemporanei.
Dopodiché,
in un crescendo di frivolezza, siamo andate a comprarci delle camicie
estive e poi a pranzo con la mia amica L.: carboidrati senza rimorsi,
perché ero digiuna dalla sera prima (non riesco a fare colazione se mi
sveglio troppo presto) e avevamo già camminato tantissimo prima di
pranzo e per finire ci siamo concesse un paio d'ore di svacco al parco.
In
serata invece io e il mio fidanzato siamo usciti con I., il suo
fidanzato e altri amici e abbiamo fatto una bellissima passeggiata in
una zona della città che conoscevo poco ma che ieri sera sembrava una
località di mare: bambini che si rincorrevano per la strada, famiglie
sedute ai tavolini all'aperto, ragazzi sui muretti ad ogni angolo, e
quel tepore piacevole di fine giugno, con una striscia di cielo chiaro
all'orizzonte che resiste fino alle dieci e mezza e la brezza leggera
che raffredda l'asfalto dopo una giornata d'afa.
Ero
serena. Era tutto perfetto: il clima, il vino, le chiacchiere. Vi
giuro, mi si gonfiava il cuore dalla gioia. Non so se vi capiti mai, di
essere in un posto e sentire che non potreste essere da nessun'altra
parte, che non potreste essere più felici.
Ovviamente,
l'idillio non poteva durare. Ho mangiato due fette di pizza
all'aperitivo senza pensare che il resto del tavolo potesse giudicarmi
un'ingorda obesa, doveva necessariamente succedere qualcosa che
riportasse il mio umore là dove è destino che stia: sotto terra.
E
così, sulla via del ritorno, ho discusso col mio fidanzato. Tutto è
nato per un motivo estremamente futile, a mio parere: lui si è offeso
perché ho passato il pomeriggio con le mie amiche anziché raggiungerlo, nonostante finisse di lavorare alle due e avesse, quindi, il pomeriggio libero. Vani i
miei tentativi di spiegargli che volevo condividere quel momento con
chi ha condiviso con me cinque anni di gioie e sofferenze; lui, ha
replicato, non avrebbe mai anteposto qualsiasi altra cosa alla
possibilità di festeggiare con me, e con me soltanto, un suo successo. E
poi aveva anche messo lo spumante in frigo, ma non poteva dirmi di passare
da casa sua prima dell'orario stabilito perché altrimenti non sarebbe
più stata una sorpresa, avrei dovuto essere io a decidere autonomamente
di raggiungerlo a metà pomeriggio! E invece io sono arrivata con venti
minuti di ritardo ed era troppo tardi per la sorpresa, perché
l'appuntamento con I. e gli altri era dieci minuti dopo dall'altra parte
della città.
Insomma,
gli dispiaceva che avessimo sprecato la possibilità - non così
frequente, effettivamente - di passare un pomeriggio insieme perché io
gli avevo preferito le mie amiche, incapace di comprendere che per me
non era "un" pomeriggio qualsiasi, ma il pomeriggio della fine degli
esami e che non potevo che passarlo con chi c'era dopo il primo, cinque
anni fa, e che è venuta a farmi compagnia all'alba nonostante lei non
dovesse neppure darlo, quest'esame, solo per poter rispettare la
tradizione di ogni fine sessione: shopping, pranzo, parco. Non avrei
sostituito il pomeriggio con S. con nient'altro al mondo, mi sono tenuta
libera da ogni impegno apposta per questo pomeriggio speciale, e se lui
ci teneva tanto avrebbe potuto raggiungerci al parco, piuttosto.
Niente,
io sono l'egoista di turno. Anzi, peggio: non sono egoista, ma gli
antepongo tutti i miei amici e lui viene dopo I., dopo S. e i suoi
drammi d'amore, dopo L. Invece per lui io vengo prima di tutto. Magari
non prima del suo lavoro e del pranzo della domenica a casa sua, ma di
sicuro prima dei suoi amici, e vorrei ben vedere, dato che sono degli
stronzi e fanno le cose senza invitarlo.
Sapete
quando le discussioni degenerano e poi si finisce a dire cose che non
si vorrebbe dire? Io gli ho detto che non sono disposta ad organizzare
la mia vita in base ai suoi turni al lavoro, né ora né mai, che non sarò
mai Penelope che fa la tela mentre aspetta il ritorno di Ulisse, e lui
mi ha detto che mi vorrebbe più allegra. Così io ho potuto ribattere che
per una volta che allegra lo ero davvero, è riuscito a rovinarmi la
serata e, quel che è peggio, il ricordo stesso del giorno della fine
degli esami, viziato per sempre dalla litigata finale.
Mi
ha messo una tristezza, discutere in macchina con i finestrini sollevati per non svegliare i vicini, e sentirmi colpevolizzare perché non sono
abbastanza allegra. Come se io provassi piacere, a non essere mai
entusiasta. Combatto con la depressione da anni, è già tanto che riesca
ad essere tranquilla, volermi addirittura entusiasta è una gran bella
pretesa. "Anche io mi vorrei più allegra, cosa pensi? Più allegra, più
bella e più magra." Lui ha tagliato corto dicendo che non voleva toccare
il tasto del "peso", ed era meglio lasciare perdere le mie fissazioni.
Poi
ha pensato di aver fatto pace con il bacio della buonanotte, ma io ho
pianto fino alle quattro mentre lui dormiva accanto a me senza
accorgersi di nulla.
I
glicini in fiore, le urla dei bambini al parco, i complimenti della
prof, sembravano lontani anni luce, un ricordo sbiadito di una giornata
perfetta, fin quasi alla fine. Mi sentivo così stanca, avevo tanto
bisogno di chiudere i libri per ricaricarmi prima di riprendere in mano
la tesi, aspettavo con ansia questa tregua, e invece ho dovuto fare i
conti con un'altra battaglia, che non mi aspettavo e non credevo di
meritarmi.
P.S.
Al
momento, comunque, la situazione è che ci siamo salutati con freddezza
questa mattina, io a pranzo ho litigato anche con mia madre perché ero
acida e scontrosa e poi ho scritto ad A. un messaggio in cui gli dico
che non avrei mai pensato di passare così il primo giorno di "vacanza",
tra l'astio e la rabbia, e ci siamo promessi un ulteriore chiarimento in
serata. Vi terrò aggiornate!
P.P.S.
I. ha tentato di tirarmi su dicendo che era una pessima serata dal punto di vista astrale, dato che anche lui e M. hanno litigato sulla strada di casa. Mi ha strappato un sorriso, e sapete com'è? mal comune...