A me il Natale è sempre piaciuto, ho sempre amato fare i regali, anche quando, al liceo, ero impegnata con lo studio fino all'ultimo e mi riducevo a comprarli quasi tutti il ventiquattro. Ho sempre osservato una sorta di rito della preparazione dei pacchetti: una sera con le musiche natalizie in sottofondo, tutto il necessaire per impacchettare e profluvio di frasi mielose per i bigliettini, ché a Natale si è tutti più buoni.
È tradizione che organizzi una cena di Natale per i miei amici, che si è sempre fatta a casa mia, e che ho sempre sfruttato da "prova generale" per il pranzo di Natale, studiando dei nuovi modi per piegare i tovaglioli, per sistemare i bicchieri o anche per sperimentare qualche piatto.
Insomma, il Natale - e più ancora del Natale in sé il periodo che lo precede, da buona leopardiana - mi è sempre piaciuto. E, anzi, ho sempre provato un po' di fastidio per quelle persone che dichiarano di odiare il Natale (tra cui il mio migliore amico) e un po' di pena per quelle che dicono di non "sentirlo" affatto. E non è neppure una questione di fede, perché io non sono credente, è soltanto che l'ho sempre trovata una bella festa, un'occasione per stare con parenti e amici che si vede poco e per scambiarsi più affetto del solito.
Eppure quest'anno sta capitando anche a me: Natale è dietro l'angolo e io non provo quell'entusiasmo infantile degli anni scorsi, e ho vissuto la ricerca dei regali con ansia, più che con piacere. Ho anche fatto delle scelte di cui non sono convinta, solo per non doverci più pensare, ed è una cosa contraria alla mia politica, di solito comincio a pensare ai regali di Natale con mesi di anticipo, mi appunto le idee che raccolgo e sono quasi sempre soddisfatta dei risultati.
A incrinare il mio mood natalizio c'è senz'altro il confronto con l'anno scorso, quando io e il mio fidanzato siamo andati dalle mie zie e cugine negli Stati Uniti e sono state settimane meravigliose, nonché il fatto che quest'anno lo passeremo da mia zia, la sorella di mia madre, perché anche i miei nonni saranno lì e mia madre vuole passare il Natale con la sua famiglia. Desiderio condivisibile ma non applicabile al resto della sua famiglia, dato che negli ultimi ventiquattro anni mia zia e i miei nonni sono venuti da me per Natale solo due volte, mentre negli altri ventidue casi o siamo andati noi da loro o abbiamo fatto il Natale separati. Insomma, la statistica non lascia spazio a dubbi: ai parenti di mia madre di passare il Natale con lei non importa più di tanto.
Peccato che mia zia viva a qualche ora di treno da casa mia, quindi passare il Natale da lei vuol dire trascorrerci diversi giorni e di conseguenza lasciare amici e fidanzato (che lavora fino alle 18.00 la vigilia di Natale, quindi anche volendo non riuscirebbe a raggiungerci) a casa. E, se vogliamo aggiungere una nota di frivolezza che non stona mai, significa anche rinunciare alla mia ciclette, al mio tappetino con i pesi, alla mia bilancia. Esule in terra straniera e costretta ad ingrassare inconsapevolmente in compagnia di parenti stretti ma con i quali ho rapporti piuttosto blandi durante il resto dell'anno e questa volta non avrò neppure la scusa degli esami universitari imminenti per isolarmi in una stanza con i libri aperti e la mente altrove.
Insomma, si prospetta un Natale non dei migliori, in questi giorni sono triste e nervosa e ho paura di salutare il 2015, perché è consuetudine che gli anni pari mi riservino sempre delusioni. E in più sono grassa. Mi vedo grassa, mi sento grassa, e triplicare lo sport e dimezzare l'introito calorico fino ad ora non ha portato i risultati sperati (cioè, ho perso quattrocento grammi, ma il weekend in arrivo è costellato di cene di auguri, li riprenderò con gli interessi non appena mi sarò seduta a tavola).
Vorrei chiudere gli occhi e risvegliarmi il ventisei dicembre o, meglio ancora, il primo gennaio, dato che il capitolo capodanno è un'altra spina nel fianco. Credo di aver avuto così poco spirito natalizio soltanto nel periodo buio della bulimia, Natale 2009, quando le feste rappresentavano un serio attentato alla salute del mio esofago e vomitavo cinque o sei volte al giorno.
Tra oggi e domani conto di finire gli ultimi regali e questo pomeriggio ho in programma un giro in centro (perché vi confesso che quasi tutti i regali fino ad ora li ho comprati via Amazon, Boscolo o simili, facendo uno shopping del tutto virtuale davanti allo schermo del computer) e spero che le strade illuminate, l'albero di Natale in piazza e le canzoncine nei negozi mi facciano ritrovare un po' di spirito natalizio.
E voi, di che partito siete? Elfi di babbo Natale o Grinch? (Viellina, se stai leggendo sappi che è superfluo che tu risponda a questa domanda! <3)
P.S.
Vi segnalo, in chiusura, il giveaway natalizio a tema libresco del blog di Minerva, al quale avrei voluto dedicare un post intero per parlare delle mie letture preferite e scoprire le vostre ma poi è venuta fuori questa cosa sul Natale e, vabbè, non è detto che non lo faccia nei prossimi giorni. Comunque vi invito a partecipare (è tutto spiegato nel blog di Minerva, quindi non mi dilungo sulle modalità di partecipazione) e anche a seguire il blog, Minerva è una ragazza splendida che ha un modo di scrivere e raccontare la sua vita di cui vi innamorerete presto, e poi ha una carica e una vitalità invidiabili, nonostante la sua giovane età (o forse proprio grazie a quella? Chissà!). Comunque sulla poltrona sotto l'albero per me al momento c'è La Luna e i Falò di Pavese ma l'ho quasi finito, quindi si accettano suggerimenti natalizi!
Ed ecco il link diretto al post!