domenica 3 agosto 2014

dimagrire senza "prenderci gusto" - la riflessione della domenica parte seconda




Ieri rileggevo un po’ di vostri commenti ad un mio post in cui mi lamentavo dell'eccessivo potere che ha la rassegnazione alla grassezza sul mio abuso del cibo, e che mi hanno indotta a riflettere su una questione: ammesso che io riesca a sbloccare il mio peso e a dimagrire, riuscirei per una volta ad essere soddisfatta del risultato, ad apprezzare il mio corpo e a rimanere stabile in un range di un paio di chili oppure, come è già capitato in passato, mi farei "prendere la mano" perdendo totalmente di vista l'obiettivo e sfogando nella dieta paure che non c'entrano affatto con il corpo e con il peso?

La mia paura è che, persi cinque, dieci o venti kg, non riesca comunque a tirarmi fuori da questo stato di perenne insoddisfazione e che il peso finisca per diventare una scusa, un campo in cui sfogare la mia rabbia, la mia frustrazione, senza provocarmi alcuna gioia, come mi aspetterei.

Mi conforta, almeno in parte, il diverso stato d'animo di partenza. Sei anni fa, quando cominciai a perdere peso in maniera incontrollata, il mio obiettivo non era dimagrire. Perdere peso era una sfida, ogni kg che perdevo erano attenzioni che acquistavo, ed inizialmente era a quello che puntavo: volevo che gli altri si accorgessero che io non ero la ragazza forte, allegra e solare che credevano che fossi. Volevo che mia madre capisse quanto potesse essere dannoso dirmi che le cose che mi mettevo mi stavano male perché avevo il culone, volevo che i miei amici smettesero di considerarmi la spalla su cui piangere e si preoccupassero per me.

Al desiderio di attenzione era poi subentrato il desiderio di annullarmi. Mi sentivo stanca come se avessi cent'anni anche se ne avevo appena diciotto, nella mia vita c'era solo la scuola - una scuola pesante, che mi rubava tutte le energie - e mi sentivo sola e inutile.

Ora, per fortuna, le premesse sono diverse. Ho incontrato persone che mi hanno aiutata, mi sono rialzata dal periodo più buio, sono mediamente soddisfatta della mia vita, anche se molto si può ancora migliorare. Ora non voglio dimagrire per annullarmi, né per attirare le attenzioni degli altri - Anzi, ora mi farebbe comodo non averle affatto, quelle attenzioni, e non temere di destare sospetti se salto la cena o se rimango più a lungo in palestra. - ma per stare bene con me stessa. Per volermi bene, per smettere di odiare il mio corpo, di percepirlo come un nemico, così squallido, così disgustoso rispetto alla mente, pulita, determinata, limpida.

Ricordo che questo pensiero mi ossessionava, nel periodo dell'anoressia: come potevano convivere in me una mente così forte e un corpo così debole, così attaccato a bisogni materiali disgustosi? Avrei voluto diventare come quei monaci buddhisti che non mangiano per giorni, non per dimagrire, ma per liberarsi dalla prigionia del corpo, per imporre il dominio della mente.

Ora, dicevo, mi sono liberata di molti di questi pensieri malati. Non credo più di meritare di sparire, non penso di dovermi chiudere in casa perché sono abominevole, non soffro neanche più di attacchi di panico con la frequenza di un tempo, ho ripreso ad usare la metropolitana, ad andare a ballare, a fare la spesa nell'ora di punta. Ora, credo, potrei fare una dieta sana, equilibrata, accettando il compromesso tra quello che vorrei ottenere io e quello che mi può consigliare uno specialista. Ora che il mio obiettivo è stare bene, amarmi come mi amano gli altri, vedere il bello che vedono gli altri in me, fare pace anche con i miei difetti, forse potrei anche dimagrire come hanno fatto diverse mie amiche, seguendo diete elaborate da persone esperte, concedendosi qualche sgarro, gioendo per i risultati anche minimi (ricordo di aver sminuito bruscamente il giubilo di una mia amica che si esaltava per aver perso un chilo dopo due settimane di cura dal dietologo perché a me sembrava troppo poco, sproporzionato e inutile rispetto ai sacrifici fatti).Ora, mi dico, potrei uscire da quel maledetto meccanismo del "tutto o niente" che ha regolato la mia vita negli ultimi anni. Del resto, gli errori del passato devono pure servire a qualcosa, o no?


 Questa volta non voglio lasciarmi vincere dal pessimismo, voglio credere che abbiamo davvero la possibilità di cambiare le nostre vite.

Un abbraccio a tutte!
(Vi lascio con una foto di come mi sono vestita per uscire: un vestito carino anche se mi vedo brutta...vogliamoci bene!)


8 commenti:

  1. Credo che la tua paura sia legittima : deriva dal fatto che è già successo in passato... Ti sei scottata e, giustamente, hai paura che accada di nuovo. Devi considerare però che la prima "scottatura" ti ha insegnato molto e devi sfruttare questo timore, usarlo come promemoria al fine di impedire che accada nuovamente. Sei molto più consapevole, più matura, più equilibrata rispetto a quando avevi 18 anni e l'esperienza ti ha insegnato tanto. Hai tutte le carte in regola per poter vivere il dimagrimento in modo diverso!

    P.s. mi piace il tuo outfit :)

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    1. Anche a me piace vederla in questo modo: non come un "mi è già successo una volta e quindi succederà ancora" ma come un "mi è già successo una volta e quindi non succederà più.", voglio convincermi che gli sbagli del passato possano essere costruttivi per il futuro, che possano davvero insegnarci qualcosa. Anche perché altrimenti saremmo condannati a ricadere all'infinito negli stessi errori e sarebbe terribile.
      Un bacio!

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  2. Stai molto bene in foto, perchè rovinarsi con diete drastiche?
    Ti capisco, anche io per ora non riesco a dimagrire come una persona normale, devo per forza togliere tutto o quasi...
    Se ti va passa da me, sono nuova
    Un abbraccio :)

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    1. Grazie, anche se tutto quello che vedo io in quella foto è una colonna obesa. È il vestito che ho indossato alla mia laurea, pesavo dieci kg in meno e già riguardando le foto mi sembro un elegante, figurarsi quando rivedrò quelle di quest'anno con lo stesso vestito.
      Passerò sicuramente da te, un bacio!

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  3. Capisco quello che scrivi ma, se mi permetti, penso che in questo post tu sia un po' fuori fuoco.
    Mi spiego.
    Penso che tu non abbia centrato il vero problema. Credo che sappiamo benissimo entrambe che, in un DCA, il vero problema non è il peso. Il peso è solo un comodo capro espiatorio che utilizziamo per celare problematiche ben più profonde e complesse. Il peso è la punta dell'ice-berg di tutta la montagna di veri problemi che si nasconde appena sotto la superficie dell'acqua, e molto più in profondità. Ergo, io credo che il punto non sia tanto se tu riuscirai o meno a perdere del peso in maniera sana, credo piuttosto che il punto sia se hai risolto o meno i nodi che nascondevi sotto la coperta di Linus che è il DCA. Perchè se hai lavorato bene sotto, se hai - non dico risolto - ma quantomeno affrontato i veri problemi sottostanti, il peso passa in secondo piano.
    Personalmente, il mio problema di fondo era un patologico bisogno di totale controllo, che aveva progressivamente dilagato fino ad andare ad inglobare anche il campo alimentare. Ricominciare a mangiare in maniera più equilibrata, ovviamente con l'aiuto di una dietista, è stato relativamente semplice... il grosso e il difficile (sul quale sto tuttora lavorando in psicoterapia) è stato cercare di tenere a freno questo bisogno di controllo su tutto.
    Per cui, secondo me, se hai lavorato bene sotto, puoi tranquillamente perdere qualche chilo senza farti prendere la mano, soprattutto se sei aiutata da un professionista, ovviamente, perchè se ci hai dato dentro con il lavoro su te stessa sono venute meno le premesse dei problemi che ti avevano fatta in passato sprofondare nel DCA. Il punto è solo se hai lavorato bene sotto.
    Ah, poi, ovviamente, resta il fatto che il DCA è una pista rodata, e si sa che strada vecchia è sempre più facile a percorrere rispetto a strada nuova: nel tuo cervello esistono circuiti neuronali che rispondono alla logica distorta del DCA, e che nel momento in cui ti metti a dieta sono proni a riattivarsi. Qui sta al tuo raziocinio (e all'aiuto di chi ti segue) mettere dei paletti, nella consapevolezza che chi ha vissuto una "dipendenza"è molto più propenso a ricaderci di chi non l'ha vissuta, se fa qualcosa che asseconda quella "dipendenza", per cui se ti metti a dieta, laddove una persona che non ha mai avuto un DCA deve tenere tutti e 2 gli occhi aperti, tu devi tenere diecimila occhi aperti. Perchè, e te lo dico per esperienza, le ricadute si realizzano in un attimo, e si scontano per una vita.
    In quanto alla possibilità di cambiare la tua vita, io credo che tu (come tutte noi, del resto) ce l'abbia eccome: perchè il cambiamento non è una mera questione di peso, ma di mentalità e strade di vita che si sceglie di percorrere.
    Ti abbraccio...

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    1. Il punto, forse, è: io CREDO di aver superato almeno in parte i problemi che avevano nutrito il DCA anni fa (anche per me si trattava principalmente di bisogno assoluto di controllo, perfezionismo patologico che agiva in diversi campi, ad esempio spingendomi a passare le notti in bianco per studiare ed essere sempre preparatissima per ogni interrogazione/verifica del liceo, manie ossessivo-compulsivo di vario tipo che si sfogavano in un ordine estremo e un disturbo d'ansia generalizzato con attacchi di panico e alcuni sintomi psicosomatici che per una ipocondriaca come me erano segno di una morte imminente) ma se non fosse così? Nel dimagrimento vedo quasi una prova del nove: se sarò in grado di perdere peso in maniera sana ed equilibrata, com'ero stata in grado di ricominciare a mangiare in maniera sana ed equilibrata quando con la terapia ed un buon lavoro su me stessa mi ero liberata di parte dei problemi più gravi che mi angosciavano, vorrà dire che sono guarita davvero, che posso ambire ad avere di nuovo un rapporto sano con il cibo. Se, invece, mi farò trascinare dalla gioia malata di vedere i numeri sulla bilancia scendere rapidamente e dalla soddisfazione di non cedere ai morsi della fame, significherà che mi ero illusa e non sono guarita affatto. Anche perché, come dici tu, la via conosciuta è sempre così seducente...
      Un abbraccio

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  4. Ciao... Ho letto i commenti sopra e non ho molto da aggiungere, a parte che piacerebbe tanto anche a me pensare le stesse cose. Perché mi ripeto sempre 'se perdessi un po' di chili con i cazzo che mi farei sfuggire la cosa di mano, io voglio guarire, se dimagrissi sarebbe solo per essere presa piu sul serio, piu che dagli altri (che non ti considerano piu di tanto nemmeno a venti chilo), da me stessa. Sono IO che non mi prendo sul serio, per questo non sarei pronta ad affrontare un percorso di psicoterapia. Farei ridere i polli.'
    ma davvero non mi farei sfuggire di mano la situazione? Posso solo ribadire quello che ha detto Veggie, ovvero se hai affrontato quello che il dca celava, o per lo meno lo hai individuato (che è fondamentale, perché per esempio molti, compresa me, non sanno nemmeno quale sia questo grande problema, non credono nemmeno di averlo!) allora sta a te dimagrire in modo sano, perché non avrai piu bisogno di un peso basso per meritare attenzione e vita. Ti stringo...

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  5. Ti giuro ho le stesse scarpe identiche ma di colore rosa! Buon gusto! Il vestito ti sta benissimo e ti sfina molto. Secondo me è ovvio che si possa guarire, cambiare..se non fosse così non varrebbe nemmeno la pena provarci, secondo me.

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