lunedì 17 agosto 2015

chili che pesano come macigni e sindrome bipolare

Ho aspettato a scrivere perché avrei voluto aprire con una buona notizia, essere carica e positiva, e invece i due chili che ho ripreso in vacanza sono ancora qui, e io me li sento addosso come se fossero venti.

Mi sento ingombrante, pesante, goffa. Sento la fatica nei movimenti, mi pare di occupare troppo spazio sul sedile della macchina, ho l'impressione che i vestiti mi tirino sul sedere, mi sembra di scoppiarci dentro. E razionalmente so che non è possibile, che la maggior parte delle cose che indosso non può starmi stretta perché, a parte l'ultima settimana prima di partire, non sono mai scesa sotto i 60kg e tanto dovevo pesare quando ho comprato le cose che ora mi sembrano troppo piccole. 
So che è tutto nella testa, che due chili non possono pesare così tanto, che non posso vedermi il sedere grande quanto un transatlantico negli stessi pantaloni che un mese fa mi sembrava che assecondassero bene i miei fianchi e mi facessero sembrare persino più magra. Eppure è così. Mi sento enorme, mi guardo allo specchio e mi vedo la faccia grossa, come se fosse cortisonica, e le cosce hanno ripreso a toccarsi (o forse non hanno mai smesso. O forse non hanno mai ricominciato e io vedo cose che non esistono, o ho visto cose che non sono mai esistite) e mi sento sporca, perché a me il grasso di troppo dà questa sensazione di unto, di schifo, come se non potessi essere davvero pulita neppure dopo dieci docce.
Potrei darmi da fare e liberarmi di questi due maledetti chili (e degli altri che ho intenzione di perdere) con la stessa ferrea disciplina con cui li ho persi ai primi di luglio, ma sembra che i chili ripresi siano più difficili da mandare via, come le ricadute dell'influenza. E poi non posso digiunare, perché ho bisogno di energie per scrivere la tesi, che devo consegnare ai primi di settembre, e se mangio poco e bene rimango stabile sui 61 abbondanti, se mangio di più sforo oltre il 62, se mangio poco e faccio tanto sport riesco a vedere il 60, ma mai per più di due giorni consecutivi. 
A fine mese ho un matrimonio, poi la mia laurea, poi le lauree di una serie di amici, tutti eventi ai quali mi ero ripromessa di arrivare abbondantemente sotto il 60. Per il matrimonio di fine mese mi accontenterei di rivedere il 59 di luglio, ma per la mia laurea sogno di essere 57 kg da prima ancora di sapere quando mi sarei laureata, praticamente dalla laurea scorsa, quando col vestito color crema e i boccoli sembravo una grassa bambola di porcellana.
In tutto ciò, comincio seriamente a credere di essere bipolare. Un giorno mi siedo a tavola con i miei parenti e mangio antipasto, primo e secondo (gli dèi hanno voluto che non mi piacessero i dolci, altrimenti avrei mangiato pure il dessert) e metto la salsa tartara sulle patate bollite, e la mia coscienza tace, e il giorno dopo esco con un'amica e la massima aspirazione della serata è riuscire a non mangiare né bere nulla, in una sorta di perverso Ramadan personale, il cui successo si misura nel sapore di menta del chewing-gum che ho masticato mentre la mia amica mangiava il panino con la porchetta, il gelato, la brioche a mezzanotte. Io dico no a tutto e mi sento imbattibile, riprovo quella sensazione di onnipotenza che provavo qualche estate fa, quando lo scopo dei miei giorni era andare a dormire con la pancia vuota e svegliarmi con i crampi allo stomaco.
Passa qualche sera, e mi ritrovo a festeggiare il compleanno del mio migliore amico con una maratona di cibo. Anche lui ha un rapporto non proprio sano con il cibo, quando l'ho conosciuto pesava 50kg di più e faceva merenda con la parmigiana fredda di sua mamma, poi c'è stato l'anno del suo dimagrimento, quando dava lezioni di vita e di dieta e voleva insegnare a me - a me - come si digiuna e quanto è bello sentire i morsi della fame, e correva come un disperato, di notte perché di giorno la vergogna e l'afa della città lo frenavano. Ora sta bene, ha ripreso qualche chilo dal suo minimo storico e alterna fasi di dieta punitiva e fasi di "mangiamo, ché la vita è breve". L'altra sera, complice il compleanno, che fa ticchettare più forte l'orologio del carpe diem, era una delle serate in cui la linea non conta, conta solo sfondarsi di cibo, il più possibile. E il suo fidanzato e un'altra amica gli andavano dietro, e continuavano a riempire i piatti all'aperitivo. Pasta fredda, olive, insalata di riso. Mangio voracemente un piatto, poi salto un giro, divorata dai sensi di colpa, poi mi lascio convincere ad andare io a riempire i piattini, e divoro anche i sensi di colpa. Poi andiamo al ristorante, perché l'aperitivo non ha soddisfatto abbastanza, poi in un parcheggio con spumante e pasticcini (che sollievo poter finalmente smettere di mangiare: lo spumante è dolce e non mi piace, i pasticcini li odio, non capisco come la gente possa mangiarne così tanti), poi finalmente a casa, ciclette. 
C'è che mi sembra che in me convivano due persone e che si sopportino anche poco: da una parte la salutista attenta alla linea che dosa carboidrati e proteine e prepara un menù settimanale perfetto, dall'altra la festaiola ingorda che non esita a pucciare le patatine fritte nella maionese. E quando provo a dire a me stessa che mangiare le patatine fritte con la maionese è un sacrosanto diritto - ho un'amica magrissima che fa l'aperitivo col bigmac e alle dieci è in grado di ordinare patatine fritte con scamorza filante e würstel e a mezzanotte sostenere di avere ancora fame - di ogni persona, ecco che mi torna in mente una frase che avevo scarabocchiato su un diario di scuola tanti anni fa: preferisci uno sfizio oggi o un bel vestito domani? E non so più cosa voglio, né cosa sia giusto volere.
Intanto mentre non vedo il cibo e non ci penso, mentre sono da sola e non mangio, mi sembra così facile dimagrire, ma ecco che poi compaiono gli amici, le cene, le sagre, e mi dimentico di ogni proposito. E quando mangio penso che non mangiare sia sbagliato, quando non mangio penso l'opposto. Mi perdono i digiuni e gli stravizi e intanto non sono mai "normale".

19 commenti:

  1. Difficile commentarti.
    Mi rivedo in molte cose che hai descritto e il dubbio sull'essere bipolare ce l'ho spesso, perché convivo con almeno due distinte Kore che non possono coesistere pacificamente.
    Cerchiamo di venirne a capo insieme.
    Non so se sia giusto il controllo o il mangiare senza pensieri, razionalmente penso sia corretto il mezzo. Ingozzarsi non è mai giusto (salvo fare quell'abbuffata saltuaria una tantum, ma fatta per piacere, per gusto conviviale, non per placare la fame arretrata e il bisogno di allentare le briglie dopo un'intensa seduta di controllo e negazione), ma nemmeno vivere contando la caloria più misera.
    Non è vita in entrambi i casi.
    Non si vive per mangiare, anche se tutti gli All You Can Eat sembrano volerti convincere del contrario, ma si mangia per vivere, così come si dorme e si fanno altre cose.
    Ecco, è un po' come se altalenassimo la veglia costante (e quante personalità di spicco dichiararono di dormire pochissime ore per notte?) e il letargo. Una cosa imporrebbe l'altra in un circolo vizioso di inconcludenza.

    Alla fine mi sorge spontanea la domanda: con quale di questi atteggiamenti ti senti più felice più a tuo agio? e non parlo di controllo, di sensazione di "fare il giusto", parlo di leggerezza, di libertà.
    Quando ti senti meglio Euridice?

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    1. Temo abbia ragione Beky: forse mai. Perché il mio primo istinto sarebbe dire "sempre": quando mangio senza pensieri mi sembra di stare bene, così come quando non mangio o mangio poco e mi sento leggera, il problema sono sempre gli intervalli tra una cosa e l'altra in cui mi fermo a pensare e realizzo di aver mangiato troppo/troppo poco e mi sento immediatamente in colpa. Quindi, a conti fatti, forse mai.
      Convivo con la consapevolezza di sbagliare da anni, ormai. Ci sono talmente abituata che me ne convinco automaticamente, anche quando magari non sto sbagliando. Cerco di spiegarmi meglio: quando mangio tanto penso "ecco, è giusto così, mangiare come fanno gli altri, senza paranoie" e quando non mangio penso "brava, è giusto così, non cedere all'ingordigia" ma è evidente che mi sbaglio in entrambi i casi. È vero, il giusto sta nel mezzo. Ma come ci si arriva in mezzo?
      Un bacio!

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  2. Un po' bipolare lo sei :)
    Scherzi a parte
    Nelle foto sei così radiosa, mi basta vederne una che sorrido in automatico pure io.
    Poi ti leggo qui e non capisco dove sei te stessa.
    Mi azzarderei a dire che, a differenza di altre il cui problema nasce da una mancanza affettiva madre/padre/fidanzato, autostima 0, fallimento personale, il tuo è un problema di numero e bilancia, e basta. (ho scoperto l'acqua calda eh?!?!) Se fosse tarata male e segnasse 5 kg in meno magari ti vedresti con occhi diversi e quei pantaloni non ti sembrerebbero così fastidiosi.
    Io sono arrivata a 53,8 kg semplicemente per la tristezza. L'appetito sparisce improvvisamente, e capitano giorni in cui io stia a digiuno per 24-27 ore (non ne sono felice). Ma mentre L. mi supplica di mangiare, notando il mio dimagrimento, fattogli notare dal mio migliore amico, mio cognato ed il mio collega alla croce bianca, e fa la spia ai miei, io continuo a vedermi uguale e vedere stretti tutti i pantaloni e gonne che stringo con cinture perché cadono a terra.
    Morale: io non mi vedo per come sono oggettivamente riflessa nello specchio, ma mi guardo con occhi severi e tristi pieni di critiche e 'puoi fare meglio'
    Non esiste una cura, e quella per la bipolarità non penso funzioni.
    Però tu, a felicità personale sei avanti un pezzo rispetto a tante...perche ancora non riesci a tirartene fuori? Perché non inizi a vedere il bello nella tua vita e non solo ciò che puoi migliorare?
    Devi imparare ad apprezzare ciò che hai per capire se vale la pena ammazzarsi di fatica per raggiungere ciò che vorresti. Peso compreso.
    Un abbraccio forte

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    1. Dove sono me stessa, mi chiedi. Bella domanda. Probabilmente da nessuna parte, probabilmente da entrambe, dipende dalle giornate, dal momento della giornata.
      Non sono mai stata una persona lunatica, ma da un annetto a questa parte il mio umore è terribilmente instabile. Certo, uscendo da anni di depressione è sicuramente meglio dell'umore sempre cupo che avevo prima, però delle volte neanche io riesco a seguirmi nelle mie "oscillazioni": basta una risposta sbagliata di qualcuno, il cielo che si annuvola, una frase della tesi che suona male comunque la giri, ed ecco che tutto diventa nero, mi sento soffocare nel mio tunnel di tristezza e mi sembra di non poterne mai più uscire. Altre volte va molto meglio, razionalizzo, mi dico che sono fortunata, che non ho motivo di stare male, ma purtroppo questi barlumi sono ancora troppo pochi. Le foto io le faccio per poter rimpiangere il passato quando le riguarderò tra qualche anno, quindi a volte la gioia è più simulata che reale, mi piace immaginare il presente come già un ricordo, per vederlo più bello (so che è assurdo, ma ci avevo scritto anche un post su questo mio "problema") e quindi il sorriso nelle foto si allarga.
      Hai ragione: io non ho carenze affettive, con l'autostima non va neanche così male, ma non so se con 5kg in meno sarei felice. Altrimenti mi basterebbe perderli, invece a volte ho la sensazione che se li perdessi davvero perderei anche uno scopo nella vita, e allora dovrei perderne altri cinque, o altri dieci. Credo sia più una necessità di avere degli obbiettivi e di poterli controllare.
      Un bacio! (Ti scriverò in privato a breve)

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  3. E io che avevo visto l'ultima foto su facebook (quella con il cane) e avevo pensato: "Guarda com'è bella e sorridente..."
    Mi sbagliavo? O forse questo tuo post è solo il frutto di nuvole passeggere?

    ... Non saprei rispondere alla tua domanda: " preferisci uno sfizio oggi o un bel vestito domani?"
    A primo impatto la risposta è ovvia. "Un bel vestito domani."
    Poi penso all' incertezza del futuro, al fatto che magari un domani non ci sarà e che magari non potrò più mettermi il vestito chissà per quale strano e grave motivo.
    E allora dico "lo sfizio oggi".
    Perchè oggi posso godermelo, dobbiamo vivere gli attimi.. giusto?
    A ragionare così però si rischia di non costruire nessun futuro, di trovarsi "a mani vuote" (e pancia piena) un domani
    Ed ecco che entro in confusione e... smetto di pensarci.

    In merito al bipolarismo non so', ho l'idea che tu non lo sia, che esageri - come faccio io - andando a metterti ulteriori etichette.
    Credo che un po' tutti coloro che soffrono di DCA abbiano il tuo dubbio.
    Se non si è nella fase più critica del disturbo, tentenniamo da una parte e l'altra, dal bianco al nero. Cercando affannosamente il giusto, sano, completo equilibrio.
    C'è la mente che ci urla di smettere e la mente che ci tranquillizza, ritenendo che possiamo meritarcelo. Una guerra interiore...fatta da bombe, fucili, mitragliatrici e pace assordante.
    Sicuramente c'è una correlazione tra DCA e DB, ma di più non so' dire. ( Questo articolo ne parla, non so' se sia affidabile, se ti può interessare: http://www.stateofmind.it/2012/06/disturbi-del-comportamento-alimentare/ )

    Comprendo tanto le sensazioni che hai descritto in cima al post.
    Oggi mi sento come te, vedendo un kg in più sulla bilancia.
    Mi sento strizzare ovunque, cosce, pancia, un grasso esagerato e molliccio, credo che i vestiti siano troppo stretti e odio la mia immagine riflessa.
    Quando ieri mi sentivo leggera e tranquilla con me stessa...

    Un abbraccio!

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    1. Non so se siano le nuvole ad essere passeggere o il sereno di certi momenti. Dicevo a Beky che non sono mai stata lunatica, ma nell'ultimo periodo lo sono diventata parecchio. Pensa che le foto con il cane le ho fatte sabato pomeriggio, dopo aver passato una giornata seduta sulla punta della sedia ad un pranzo con gli amici del mio fidanzato al quale non sarei voluta andare, a litigare con me stessa per decidere cosa mangiare e cosa no (salamella? No, la lascio. Spiedini? Posso prenderne uno). Sono fuggita a metà pomeriggio appunto con la scusa del cane che era a casa da solo, e quando sono arrivata a casa aveva smesso di piovere, c'era un raggio di sole, il mio cane era così felice di vedermi, e improvvisamente mi sono sentita meglio. Mi sono sentita una persona diversa, davvero.
      Certi giorni sono così altalenante che cambio umore decine di volte, per sciocchezze.
      Comunque io sono sempre stata una sostenitrice del cogliere l'attimo, ma solo a livello puramente teorico, perché poi nella pratica non riesco mai ad essere davvero epicurea, anzi! altrimenti non mi starei ammazzando di lavoro per laurearmi a settembre! :)
      Un bacio!

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  4. è come se con gli altri tu ti creassi una 'maschera'...forse hai paura a mostrarti per come sei...
    a me questo salta agli occhi..il tuo disperato tentativo di voler apparire quanto più normale possibile...cosa che coincide con chi strafoga di più e più velocemente...
    in questo si misura la tua normalità..nell'eccesso.
    che poi è l'opposto di te.

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    1. Hai ragione, ma a volte ho la sensazione di crearla anche con me stessa questa maschera, di non riuscire mai a liberarmene davvero e alla fine di non sapere più cosa ci sia sotto, un po' come racconta Pirandello.
      Io associo molto il mangiare tanto all'idea di normalità, è vero. Sarà che quando esco vedo solo gente che mangia come se non vedesse cibo da anni, che si strafoga come se non dovesse mangiare più, e cerco di adeguarmi. La cosa che più mi pesava della malattia era sentirmi diversa, io odio sentirmi diversa, del tipo che quando tutti ordinano il dolce lo prendo anche io, anche se non mi piace. Piuttosto poi lo do a qualcuno. Non so se sia una forma di insicurezza o bisogno di accettazione o soltanto un tentativo di raggiungere la normalità (o quella che io credo sia la normalità), fatto sta che per me abbuffarsi in compagnia è un comportamento normale e socialmente accettabile più di quanto lo sia stare a dieta.
      Un bacio!

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  5. Cara Euridice, mi hai fatto riflettere.
    Anch'io penso che un po' tutte le persone che soffrono di disturbi alimentari siano "bipolari", anche io mi ritrovo in quella guerra interiore molto spesso.
    Sono sicura che una sia la voce "malata" o comunque quella programmatrice legata alla malattia, mentre la voce della "spensieratezza" mi verrebbe da ricollegarla alla parte "sana" ma mi hai fatto riflettere, e mi accorgo che c'è una differenza sottile, forse la voce sana è una terza.
    Anch'io sento spesso quella voce alle feste, compleanni, pranzi e cene in compagnia.
    Ti dice che tanto vale vivere la vita, e anch'io mi ritrovo a mangiare patatine fritte con la maionese e cose che pensavo non avrei mai fatto, e anch'io alla fine confusa,non riesco a capire quale sia il comportamento giusto, perché come dice Kore, forse la voce giusta è la famosa via di mezzo, ma non so nemmeno se riusciremo a trovarla mai, perché quella sarebbe indice di guarigione.
    Io mi accorgo che cambio spesso modo di pensare, ma mi piacerebbe trovare proprio il famoso equilibrio, che forse ci farebbe sentire finalmente NORMALI.
    Per quanto riguarda la sensazione dei chili di troppo inutile dirti che ti capisco perfettamente... La sensazione di sporco anche dopo mille docce, la sensazione di occupare troppo spazio, di essere impacciata, mi succede sempre.
    Ma l'osservazione che ha fatto Beky è molto interessante perché è vera. Io mi accorgo che se mi vedo più grassa e i vestiti che mi stringono, ma poi magicamente mi accorgo che sono dimagrita o rimasta uguale, è automatico che mi vedo immediatamente meglio, e allo stesso modo se mi vedo "accettabile" basta scoprire che ho disgraziatamente preso un chilo o più per vedermi enorme.
    Hai fatto un ragionamento molto giusto, è molto probabile che tu sia condizionata da questi due chili riacquistati, ma alla fine sei allo stesso peso di quando quei vestiti sembravano caderti bene, quindi alla fine, in fondo lo sai che non sei magicamente lievita, ma il rapporto tra sensazioni e numeri è così complicato... Forse ci fideremo sempre dei numeri, e di quello che vediamo noi, ma che alla fine è sempre distorto.
    Ti abbraccio ❤️

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    1. Anche secondo me sono entrambe voci malate, che ci spingono entrambe all'eccesso, anche se in due direzioni opposte. Eccesso di cibo e totale privazione sono molto più vicini di quanto si creda, come dimostrano le tante anoressiche che attraversano fasi di binge.
      La cosa "strana" nel mio caso è che io associo questo tipo di abbuffate non ad un'altra malattia ma alla norma. Sarà che non mi abbuffo mai da sola, che non lo farei mai, che non la userei come una punizione come faccio invece con i digiuni o lo sport eccessivo, sarà che quando mangio tanto sono sempre in compagnia di persone che mangiano altrettanto, ma per me abbuffarmi in quei casi sembra quasi una vittoria! Tipo che mentre lo faccio, forse per giustificarmi?, mi dico pure "guarda che brava! Anni fa non ce l'avresti mai fatta!" e sono quasi compiaciuta di fare schifo! Dovrei convincermi che entrambe le cose sono sbagliate e che si può trovare un equilibrio rinunciando ad entrambe senza rinunciare alla vita sociale, che io inevitabilmente associo al cibo, e al cibo in eccesso.
      Un abbraccio!

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  6. Avrei un milione, un milione di cose da dire.
    Come sempre mi sento banale, ripetitiva, eppure quando leggo un tuo post mi vengono in mente così tante cose nuove!
    La mia situazione è simile e diversa al contempo: da una parte sta la Cecilia che si ingozza, mangia patatine, cibo che odia, brioches, pane e olio a volontà, e dall'altra c'è la misurata e sempre a dieta Cecilia che pensa alla linea, alla rinuncia, ai pomodori.
    In me si alternano la donna binge e la donna "vivo di aria", e diciamo che ciò che tu vivi è molto simile, sebbene tu non ti abbuffi.
    Capisco la sensazione e, dopo tanti anni, non credo quasi sia possibile per noi trovare una via di mezzo.
    Spesso mi piacerebbe semplicemente sapere cosa ne pensa il mio corpo.
    A lui, quale situazione fa stare meglio? ci hai mai pensato?
    hai mai pensato a cosa ritengono meglio gli altri, che non hanno un dca?

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    1. Come dicevo a Kiki, io collego il mangiare tanto alla normalità, e forse in questo sbaglio, perché l'eccesso non può essere né giusto né normale, però quando sono fuori con gli amici e loro mangiano, a me sembra quella la normalità, mangiare oltre il livello della sazietà, solo perché è bello, solo per stare in compagnia, bere un secondo negroni dopo averne già bevuto uno, non per sete, né per voglia, solo perché si è insieme, si ride, ridiamo un altro po'.
      È assurdo come per me da una parte la leggerezza sia mangiare senza pensieri, dall'altra sentirmi la pancia vuota. E ti capisco, anche se non mi abbuffo e non digiuno, vivo il tuo dissidio in forma ridotta, o declinato in altra maniera, tra quella che sono quando msngio da sola e quella che sono quando mangio davanti agli altri. Ed è buffo che per anni io abbia temuto di sembrare un'ingorda e abbia desiderato digiunare in pubblico, mentre ora benché tema di sembrare un'ingorda mi limito a mangiare tanto ma meno degli altri, il che per me, per il mio corpo, è comunque tantissimo.
      Cosa vuole il mio corpo? Il più delle volte credo che il mio corpo apprezzi i digiuni, o comunque il poco cibo. Ho un po' di problemi di stomaco, legati al passato bulimico e ad una nuova intolleranza al lievito che mi fa compagnia da un anno, e ogni volta che mangio troppo in un modo o nell'altro sto male: crampi, dissenteria, notti insonni a sudare senza motivo, mal di schiena (è un dolore riferito, in realtà sono stomaco e fegato a patire). Inevitabilmente mi convinco che siano tutti segnali che il mio corpo m'invia per chiedermi di smettere di nutrirlo così tanto, anche perché lui vive bene a basso consumo energetico, posso fare tre ore di ciclette anche con in corpo solo uno yogurt, perché dargli un piatto di pasta? Eppure sono sicura che, checché ne dica il mio stomaco, a lungo andare mangiare poco faccia male. Rovina la pelle, le ossa, i capelli...
      Cosa pensano gli altri? Non lo so, forse non pensano affatto a queste cose. E sono felici, loro.

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  7. Non riesco a capire come non ti possano piacere i dolci.."mangio insalata e sogno di vivere nella fabbrica di Hansel e gretal" comunque su molti discorsi mi ritrovo, come già ha detto qualcuno altro simile a te!!!!!!il problema di fondo è un altro! studiati con attenzione...è inizia ad essere più disinvolta, di vivere senza nulla programmare, di cogliere l'attimo!!!!!!

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    1. Io invece non riesco a capire come facciano i dolci a raccogliere tanti consensi. Le cose più raccapriccianti per me sono le torte piene di creme, ricoperte di glassa, per non parlare della pasta di mandorle: il male! Come fa la gente ad andarne pazza? E la Nutella? E le fragole? Magari le fragole con la Nutella? Potrei morire.
      Boh, io se non avessi problemi con il lievito mi scofanerei un forno intero, ma in una pasticceria non toccherei nulla! ;)

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  8. Ciao! Avevo e ho ancora un po' il tuo stesso problema, maledette feste e aperitivi con tutte quelle cose salate invitanti e colorate...quella volta ogni tanto ci si può concedere qualcosa il problema è non lasciarsi andare troppo (molto difficile), avere il controllo è una sensazione fantastica ti senti potente peccato che poi quando si crolla una volta è difficile riprendersi...questa purtroppo è una qualità di noi persone senza un equilibrio...già, perché a questo punto siamo davvero divise in 2 personalità...salutiste estreme e "ciccione" :( unirle è il nostro obbiettivo
    Ti seguo:)

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    1. Sì, é molto difficile recuperare l'equilibrio quando si sconfina in entrambi gli estremi, sia nel controllo maniacale, sia nello "sfascio" alimentare. Sarebbe davvero bello riuscire a far incontrare nel mezzo queste due personalità in contrasto.
      Un abbraccio

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  9. Sai, "abbuffarsi in compagnia" più che socialmente accettabile direi che fatto nel modo giusto rappresenta un "abbondante pasto conviviale tra amici"... Non per farti montare i sensi di colpa ma oggettivamente... Siamo noi a non essere oggettive nei confronti del cibo ;-)
    Anche io a volte - SEMPRE- mi sento scossa tra la me salutista, sana, amante del mobento del bello della cucina light e bla bla, che ovviamente è la mia versione "ufficiale", e la me cupa, buia, sempre troppo ingombrante preda della restrizione o delle abbuffate, che è la parte più profonda e nascosta. Sarebbe bello riuscire, come dire, a tenerla a bada -anche se forse è parte di me ormai- e cedere il passo alla versione healthy ma davvero, non solo come facciata. Sostanzialmente ti auguro proprio questo, di tenere i pensieri negativi (malati?!) in un cassetto, gestirli, e goderti la
    Vita. Sei una ragazza bellissima, fine, intelligente. Spero che lo vedrai presto! :-*

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  10. Euridice mia penso sia tutta una questine psicologica sai..
    Io quando facevo danza attiva e insegnavo come un martello ero magra , forse fin troppo magra e mangiavo e bruciavo..
    Poi ho allentato, i primi guai e allora certo non misuravo le calorie perchè mangiare mi piace , non sono vorace ma mangio . Ma se hai un organismo come il mio abituato a bruciare molto, e poi smetti di colpo per vari motivi ti ritrovi con il metabolismo che ti aggiunge otto dico otto chili in più senza accorgertene. E quando te ne accorgi è tardi, dimagrire è difficile , tornare indietro pure, cambi modo di vestire ,ma la pancia c'è e si vede, il sedere è cresciuto ..insomma sono lievitata.
    Basta, ora non mi peso più vada come vada , tanto quando mi sforzavo arrivavo solo a perdere pochissimo peso..e quando sarò una barca , ti saprò dire come la prenderò..
    Un forte abbraccio serale amica cara!

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