giovedì 15 ottobre 2015

anniversario amaro

Domani ricorre il mio settimo anniversario con i DCA. C'è poco da festeggiare, me ne rendo conto, eppure ogni anno, quando si avvicina il 16 ottobre, riesco sempre a sorprendermi di quanto questa particolare relazione, pur con i suoi alti e bassi, sia incredibilmente duratura.
Correva l'anno 2008 quando tutto è cominciato. E tutto è cominciato nell'elegante bagno del castello in cui si celebrava il matrimonio di mia cugina. Lì, mentre mi ritoccavo il trucco nello specchio anticato (avete presente quelli un po' macchiati, con le pesanti cornici di legno dorato?) qualcosa è scattato in me: mi sono vista, improvvisamente, orribile, grottesca. Ho visto il grasso che debordava dal vestito con lo scollo a cuore, creando disgustosi cuscinetti sotto le ascelle, mi sono vista le gambe enormi, troppo pesanti per le scarpette dal tacco fine, le guance deformi, il sedere obeso anche sotto la gonna a palloncino. 
Mi sono sentita sporca, ho avuto l'impressione che tutto il cibo che avevo ingurgitato fino ad allora mi stesse marcendo nello stomaco, ho sentito di dovermi disfare al più presto di tutto quello schifo, così mi sono infilata in uno dei bagni e ho vomitato tre volte di fila, finché non sono stata certa di aver eliminato tutto, di essere finalmente pulita.
Non so cosa sia successo in quel bagno. Non che fino ad allora fossi una ragazzina spensierata e felice, avevo già sofferto di disturbi d'ansia generalizzata negli anni precedenti, episodi di derealizzazione e depersonalizzazione che duravano anche per giorni interi, ma non avevo mai avuto pensieri distruttivi sul mio corpo. Tra l'altro pochi mesi prima la mia amica M. era stata ricoverata in una clinica specializzata in DCA, l'avevo vista mentre la portavano via da scuola in braccio, ridotta ad uno scheletro di una trentina di chili, non avrei mai pensato che di lì a poco ci sarei cascata anche io, io che le ero stata vicina, io che le avevo tagliato la pizza in pezzi microscopici per convincerla a mangiare, io che le avevo fatto compagnia mentre vomitava, nei bagni del liceo, dopo aver bevuto una cioccolata calda alle macchinette.
Prima fase - la "luna di miele"
  
Da M., anziché imparare cosa non fare, avevo imparato come comportarmi per non essere scoperta. Ho sempre avuto un debole per la pianificazione, e mi ritrovai a pianificare anche la mia malattia. Dapprima fui molto cauta: avevo ridotto drasticamente il mio introito calorico ma, considerato che fino ad allora avevo mangiato sicuramente più del necessario, nessuno s'insospettì. Per Natale avevo perso più di dieci chili ricevendo solo complimenti.
Ero orgogliosa di quello che ero riuscita a fare: mi piacevo, mi sentivo bella, ero a mio agio con il mio corpo. A Capodanno indossavo un vestito cortissimo, verde scuro ricoperto di glitter, e portavo i capelli alla Rihanna dei tempi, corti corti, con un ciuffo davanti agli occhi.  Avevo l'impressione di avere tutto sotto controllo, di avere il pieno potere sul mio corpo e sulla mia vita, poi all'improvviso le cose cominciarono a sfuggirmi di mano.

Seconda fase - l'ossessione

Per continuare a dimagrire a quella velocità (perdevo 1, 2 kg alla settimana) dovevo continuare a ridurre l'apporto calorico. All'inizio della primavera avevo eliminato la colazione e sostituito il pranzo con una barretta ipocalorica o con uno yogurt magro. A questo punto, poi, dovevo raccontare molte più bugie per camuffare i miei digiuni: dicevo ai miei che mangiavo a scuola e ai miei amici che mangiavo a casa e poi non mangiavo affatto, uscivo di casa prima se dovevamo incontrarci dopo cena, così potevo mentire a tutti, fingevo di portarmi a scuola un panino e poi lo davo ai gatti della custode. Vivevo in una fitta rete di menzogne che riuscì a proteggermi finché non fu il mio corpo stesso a tradirmi: a fine maggio pesavo 43 kg, trenta chili meno di ottobre, e non avevo più le forze per fare nulla, se non studiare e alzare sempre di più la mia media scolastica, che ormai sfiorava il 9. 

Terza fase - la distruzione

Ormai nessuno mi faceva più i complimenti per la mia forma invidiabile e io non mi vedevo più bella come all'inizio della mia "dieta". Mi vedevo grassa, sproporzionata, ingombrante, ed ero soprattutto stanca: dormivo due o tre ore per notte, passando il resto del tempo sveglia per via degli attacchi di panico ripetuti, e arrivai persino a sperare di addormentarmi e non svegliarmi mai più.
Una notte d'inizio giugno, poi, rimasi paralizzata per qualche minuto: non riuscivo più a muovere le mani, né le gambe, né la bocca per chiamare aiuto. Fu bruttissimo, credetti davvero di morire, immaginai i miei genitori che scoprivano il cadavere, mi figurai il mio funerale, i miei amici in lacrime, la lettera di addio che tenevo nel cassetto della scrivania che veniva letta da M. o da A.
In quel momento decisi che dovevo fare qualcosa, che non volevo morire, né essere ricoverata come aveva paventato il mio medico di base. Ricominciai piano piano a mangiare, ripresi subito qualche chilo per poi raggiungere i 47/49 kg sui quali rimasi stabile per tutta l'estate.

Quarta fase - la "guarigione" a.k.a. la bulimia
 
La mia "guarigione" passò attraverso una lunga fase bulimica, come capita a tante ragazze anoressiche. L'anno di digiuni e restrizione mi aveva convinta che non mangiare fosse sbagliato, perciò mangiare e poi vomitare mi sembrava un buon compromesso per stare bene senza tornare grassa. Avevo una paura folle di ritornare sopra i 50kg, di non entrare più nella 38, di non riuscire più a sentirmi le ossa del bacino. Volevo stare bene, ricominciare ad uscire e divertirmi, volevo che i miei amici e i miei genitori non fossero più preoccupati per me, ma non ero pronta a rinunciare al 4 sulla bilancia.
Così mangiavo e vomitavo. Non tutto, ovviamente. Vomitavo quasi sempre la cena, sempre quando uscivo a mangiare, spesso il pranzo, mai la colazione, mai gli spuntini pomeridiani che mi davano l'energia per studiare e per fare ciclette, la mia nuova droga. 
La mia fase bulimica, che per me corrispondeva alla guarigione completa (non ho mai pensato di essere di nuovo malata!), durò per un anno intero, finché il dentista che doveva controllare a che punto fossero i denti del giudizio non mi disse che avevo i denti rovinati dal vomito e che se non avessi smesso avrei dovuto rifarli tutti. Il che mi sarebbe anche piaciuto (denti di ceramica, perfetti e bianchissimi!) se non fosse che poco dopo ci si mise anche il medico a dirmi che il bruciore costante allo stomaco non era dovuto soltanto allo stress della maturità, ma anche ai succhi gastrici e che potevo sviluppare un'ulcera o un tumore allo stomaco e io, da brava ipocondriaca quale sono e fui, decisi di abbandonare quella pratica quotidiana, nella quale ero diventata talmente brava che ormai non mi serviva più neppure bere litri d'acqua o infilarmi le dita in gola.

Quinta fase - l'ipocondria alias "il corpo sempre al centro dei miei pensieri"

Con l'inizio dell'Università arrivò un periodo di serenità, forse il più duraturo di questi sette anni. Avevo accettato di superare il 50, e nel corso del 2010 e poi del 2011 continuai ad ingrassare inesorabilmente, arrivando all'inizio del 2012 a sfiorare nuovamente i 70kg. All'inizio mangiavo perché ero felice, nell'autunno del 2011, invece, mangiavo perché ero sicura di stare per morire, e volevo togliermi qualche sfizio. So che suona assurdo, ma ho avuto tre o quattro mesi di depressione mista ad episodi ipocondriaci piuttosto gravi, ero convinta di avere la SLA o un tumore al cervello e ne ero tanto convinta che mi provocavo dei sintomi inquietanti, come fascicolazioni in tutto il corpo o formicolii continui che convinsero persino il mio medico a farmi fare una serie di esami neurologici, risultati tutti negativi.

Sesta fase - la Dukan 

Nel 2012, superata la fase ipocondriaco-depressiva, decisi che era il momento di riprendere in mano la mia vita e il mio corpo. Le diete "normali" non avevano più alcun effetto su un corpo provato da anni di disturbi alimentari, ingrassavo con 1000/1200kcal al giorno, nonostante le ore di sport. A maggio cominciai la dieta Dukan, accodandomi ad alcune amiche che la stavano già facendo e illusa dai risultati ottimi della madre del mio fidanzato, che aveva perso 20kg in un paio di mesi. Io non fui altrettanto fortunata ma forzando la Dukan in chiave molto restrittiva riuscii a tornare a 55kg entro l'inverno, salvo poi recuperare tutto con gli interessi, una volta ripresa un'alimentazione sana e variegata.

Settima fase - riportare il corpo a regime

E siamo all'apertura di questo blog, all'inizio del 2014. Mi ritrovavo, ex anoressica, intrappolata in un corpo enorme, che non rispondeva più al mio arbitrio, avviato ad un ingrassamento senza fine. 68 kg. 72. 76. Temevo che avrei visto gli 80 prima di riuscire a capire cosa sbagliavo, finché non mi sono rassegnata ad una decisione che non avevo mai voluto prendere: rivolgermi ad un professionista, nello specifico una nutrizionista esperta in bulimia e DCA, che ha elaborato per me un piano alimentare con lo scopo di correggere il mio metabolismo basale, che nel settembre 2014 era di 790kcal al giorno e che alla bioimpedenziometria di luglio si attestava, invece, su valori molto più corretti, 1100kcal circa. È ancora basso, ma considerati i miei problemi di ipotiroidismo è sicuramente più accettabile.
La situazione attuale è che non vedo la nutrizionista da luglio, sono in una fase di nuova sfiducia nei confronti del piano alimentare, perché non dimagrisco più, sono stabile intorno ai 60kg e la dottoressa mi aveva predetto che, riportato il metabolismo basale al suo valore corretto, avrei raggiunto il mio set-point. Ma io così non sto bene, mi sento ancora grassa, vorrei perdere (almeno) altri cinque chili, ma con il regime alimentare da lei prescritto non posso farlo, perché non è abbastanza "severo". Razionalmente so che dovrei accettare di fermarmi, perdere semmai un paio di chili, ritornando al peso di quest'estate, e lavorare poi sulla tonificazione, so che avendo fatto danza per molti anni non potrò mai avere le gambe sottili che invidio alle altre, che la 40/42 è giusta per me, ma tutte queste belle e sagge cose non mi impediscono di pensare che sarebbe bello regalarmi un 55 per Natale, che è il mio peso ideale, che quando pesavo così, quel famoso Capodanno del 2009, mi vedevo bella, bella come non mi sono mai più rivista, né a 40 né a 70kg.
Scusate per il post lunghissimo, anche perché le lettrici di lunga data sicuramente conoscevano già molti dettagli di questa storia, ma ho voluto ripercorrere le tappe fondamentali di questi sette anni per tirare le fila del discorso e per chiedermi se sono pronta, dopo tanti anni, a rompere questo rapporto malato e deleterio e a cominciare un percorso nuovo, ma nuovo per davvero.

21 commenti:

  1. Risposte
    1. <3
      Voi siete speciali, la vostra presenza mi è molto d'aiuto!

      Elimina
  2. Ho letto il post tutto d'un fiato e non so come trovare le parole. Mi dispiace tantissimo per ciò che hai vissuto. Spero con tutto il cuore che tu possa trovare il coraggio e la forza necessari per rompere questo rapporto malato una volta per tutte.
    Spero non ci sarà mai più un anniversario per i tuoi DCA, Spero che tra un anno tu riesca a ripensare a questo periodo con distacco, perché saranno solo dei ricordi, nulla di più.
    Ti auguro solo il meglio, davvero.
    Ti abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo spero anche io. Per me, e per tutti quelli che vivono una condizione simile alla mia.
      Ho avuto tante volte la sensazione di starmi lasciando il peggio alle spalle, poi ci ricasco puntualmente. Ma voglio che per una volta sia diverso, voglio uscirne davvero.
      Un abbraccio a te!

      Elimina
  3. Ciao Euridice, ho letto con interesse il tuo post, ma... ha un inizio, uno sviluppo ma non ha una fine.
    Come dici tu noi che ti seguiamo da tempo conosciamo gran parte di della storia.
    E' particolare però come tu ricordi il mese ed il giorno dell'inizio di tutto, facile per il fatto che coincide con un evento, ma mi aspettavo una fine diversa. Hai spiegato tutto, fase per fase, poi, hai troncato il discorso a metà.
    Cosa vuoi da te stessa? cosa vuoi dal tuo corpo? ti senti bloccata ai 60 kg, ma non hai ancora iniziato il vero percorso di guarigione che comprende l'apprezzamento verso te stessa e verso questo corpo che sopporta e ha sopportato di tutto da 7 (sette!) anni a questa parte.
    Vero è, però, che chi cade nei DCA difficilmente guarisce al 100%, ci sono e ci saranno sempre ricadute.
    Non si tratta solo di "saper" mangiare, è qualcosa di più profondo che nasce dalla psiche, e, a mio parere, tu questo problema non l'hai ancora affrontato, figurati se l'hai risolto. Ecco perchè il tuo discorso viene concluso così frettolosamente.
    Più che pretendere una taglia o 5 kg in meno (o più come dici), dovresti risolvere un problema ben più grande o continuerai a torturare il tuo corpo e la tua mente. Dopo questi 7 anni meriti di concederti una tregua e vivere con un peso in meno, e parlo del DCA non della bilancia.
    Sei una ragazza bellissima, smetti di guardarti e rivederti sempre in quello specchio anticato, su 5 che ti fanno i complimenti forse 3 sono lisciate, ma almeno 2 ti dicono la verità ;)

    Ti mando un abbraccio forte forte

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Beky, sai che apprezzo moltissimo la lucidità e la sincerità dei tuoi commenti. Hai ragione, la guarigione passa attraverso diversi step: re-imparare a mangiare, ad alimentarmi in maniera corretta, è un traguardo che sento di aver raggiunto nell'ultimo periodo. Non dico di non fare mai degli "scivoloni", ma so riconoscerli e limitarli e credo sia positivo.
      Ma per quanto riguarda l'aspetto dell'accettazione del mio corpo so di essere ancora molto indietro, c'è tanto lavoro da fare, lo riconosco.
      Ci sto provando, ma alle volte ho l'impressione che dovrei cambiare testa, perché con questa non ce la faccio a superare alcuni limiti.
      Un abbraccio!

      Elimina
  4. Euridice cara,
    ovviamente sono d'accordo con Beky.
    Non conoscevo bene tutta la storia, ma molti pezzi sì. Ignoravo però l'evento scatenante del tutto (ce n'è sempre uno, è pazzesco) e altrettanto non ero a conoscenza di sbalzi di peso così importanti.
    Mi dispiace saperti così "vissuta", così piena di cicatrici e di dolori intrinseci.
    Abbiamo aspetti comuni all'interno delle nostre storie, dettagli che tu hai scritto ed io no perché non mi sembravano importanti (stupido come pensiero), forse un fondo ci somigliamo un po' tutte, che ne dici? anche le nostre storie si chiudono -anzi, non si chiudono- allo stesso modo vago.
    Dovremmo fare come dice Beky e perdere il solo peso davvero importante, quello dei Dca che ci affligge, che ci deprime, che ci rende umorali e sempre insoddisfatte.
    Un abbraccio grande.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ho sentito tante storie negli anni, prima di ammalarmi, durante e "dopo" e le ho trovate tutte straordinariamente simili. Non dico che ci sia un iter prestabilito, ma ci sono molti aspetti che si somigliano e che sicuramente concorrono a creare quell'intesa che si stabilisce spesso tra persone che condividono la stessa malattia e, magari, nient'altro.
      Mi auguro solo che un giorno si possa condividere anche un'esperienza comune di guarigione.
      Un bacio!

      Elimina
  5. Ho letto ogni tua parola e mi è entrata dentro, lettera dopo lettera. Ogni cosa che io possa dire mi sembra inutile. Potrei dirti che mi dispiace ed è la verità, potrei dirti che dobbiamo amarci di più ed essere meno fragili ma sono tutti dei fottuti cliché che non servono a nulla. La verità la sai tu e la sa chi ci è passato. Io non ci sono mai passata per i DCA ma so, perché l' ho passato sul mio corpo, che cadere è davvero facile, che la linea è tanto sottile. Ora sei nella fase in cui lo sai che tutto quello che hai fatto in questi anni è sbagliato, che la serenità si raggiunge con l'equilibrio e l'equilibrio non è per forza indossare una 38, ma nemmeno una 48. Lo sai, la tua mente è forte ma il tuo corpo fa ancora qualche fatica ad accettare le tue parole... ed è la fase più difficile. Io ho visto il tuo sorriso, il giorno della tua laurea, e posso dirti che sei radiosa e che spero continuerai ad indossare quel sorriso con l'eleganza che ti porti dentro. Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, cara, di cuore. Hai ragione, cadere è terribilmente facile. Puoi pensare per anni "a me non capiterà mai", "come fanno ad affannarsi fino a morirne?", "non mi ucciderei mai per qualche chilo in meno" e poi ti ritrovi nel baratro, senza neppure sapere come ci sei sprofondata. Ma ora voglio risalire, sul serio.
      Un bacio!

      Elimina
  6. Bellezza mia ... Non sono qui a dare consigli inutili. Ti penso molto, e sono sicura che hai la forza e l'intelligenza per sapere qual è la risposta. Essere pronti ad un nuovo percorso è difficile, difficilissimo ... Ma se non ci si prova...! Razionalmente è semplice convinverci che la salute e la felicità valgono più di ogni vestito e numero sulla bilancia, ma poi agire è tutta un'altra storia, lo so. Però il fatto che tu ti ponga queste domande, e lo faccia in un periodo fruttifero della tua vita, dopo aver raggiunto dei risultati importanti, è un buon segno secondo me. Ti vedo molto matura ultimamente e ti auguro il meglio.
    Un bacione

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Razionalmente io sarei già guarita un sacco di volte. E infatti sono riuscita a convincere quasi tutte le persone che mi circondano del fatto che ora sto bene, le ho convinte con la mia razionalità, ho dato loro le conferme che aspettavano facendomi vedere sana, con un bel rapporto col cibo, serena...ma quello che succede nella mia testa, al riparo dal giudizio esterno, non ha molto della guarigione, purtroppo.
      Un abbraccio!

      Elimina
  7. E' un percorso lungo e duro il tuo, sette anni mi suonano come un macigno enorme sulle spalle.
    Eppure leggerti adesso, vederti in una foto così raggiante e bella, mi rincuora.

    Credo che tutta la tempesta che hai attraversato sia quasi passata. Sicuramente ad oggi rimangono i danni, la sofferenza, la fatica della lotte continue,i brutti ricordi, la paura di ricaderci clamorosamente...
    Ma io ti sento tanto consapevole, tanto coraggiosa e piena di soddisfazioni (intendo la laurea, il ragazzo, gli amici, la famiglia) che non posso non vedere il tuo futuro come roseo.
    Secondo me ti manca lo step finale, quello più arduo, ma che ti donerebbe quella sensazione di leggerezza che val di là di una taglia, di un peso fisico. Concordo con Beky, ciò che manca è l'apprezzamento verso te stessa, verso quello che sei fuori, ed in particolare dentro.

    Devi sentirti fiera di te stessa ogni giorno!
    Ti auguro di riuscirci, pur non riuscendo a darti grandi suggerimenti su "come fare".
    Ti stringo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo con te. Anche io mi sento spesso come se fossi alla fine di una lunga scalata e mi fossi seduta su una roccia a riprendere fiato. Mi guardo alle spalle e sono soddisfatta di quanta strada ho percorso, una strada ardua e spesso pericolosa, eppure non riesco a trovare le forze per fare quell'ultimo passo che mi farebbe finalmente sentire in salvo, al sicuro, nel rifugio in cima.
      Ma è il mio proposito per questo post-laurea, uscire dal limbo che mi attanaglia e compiere lo sforzo finale.
      Un bacio!

      Elimina
  8. Molte lettrici conoscevano la tua storia, ma io credo che sappiano anche un' altra cosa. ovvero ciò che traspare da ogni tuo post, da ogni cosa che scrivi. Parlo della tua intelligenza e della tua forza.
    Io credo che tu ancora non sia guarita, ma penso sinceramente che tu ce la possa fare.
    Un bacio e buona fortuna

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, carissima, le tue parole d'incoraggiamento sono per me molto preziose, come l'appoggio che mi mostrate da quasi due anni.
      Un bacio!

      Elimina
  9. Come sempre i tuoi post sono sempre interessanti! ! Ma non capito mangiavi un solo yogurt al giorno? ?hai ricordato tutti questi tristi momenti. .però adesso prendi la vita più alla leggera...è VIVI

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh, magari! :)
      Comunque sì, mi capitava di mangiare solo uno yogurt, oppure una barretta ai cereali e qualche fettina di tacchino (quelli della linea Snello, per intenderci). Sono arrivata a fare settimane con meno di 300kcal al giorno, ma ovviamente stavo malissimo.
      Un bacio!

      Elimina
  10. Caspita, che percorso... e come è tutto nitido.
    Se penso ai miei casini, a come ho cominciato e come è stato durante vedo solo tanta tanta nebbia.. forse ho voluto rimuovere molte cose!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io sono una persona molto metodica. Pensa che per anni ho conservato i diari alimentari dall'inizio della malattia ai primi anni di ripresa. Scrivevo diligentemente tutto, e li rileggevo come se si trattasse di un romanzo, perciò ho memorizzato molte date, eventi, episodi...so che è una cosa molto malata, infatti mi sono imposta di smettere!
      Un bacio!

      Elimina