Peso: 71,5 kg
Sono riuscita a rimettermi dei
jeans che non mettevo da febbraio e ne sono molto contenta perché a) li ho
comprati da Trussardi e li ho pagati decisamente troppo per un paio di jeans ma
mi facevano un gran bel sedere ed erano esattamente come li volevo io: stretti
in fondo, a vita alta, di un blu intenso senza strappi, sbiaditure e scritte e
b) sono l’unico paio di jeans che ho (e l’unico paio di jeans che ho comprato
negli ultimi sei anni!) perché di solito preferisco indossare pantaloni più
“classici” ma questi, come dicevo, mi sono piaciuti troppo e ho dovuto comprarli.
Li ho provati questa mattina
perché mi vedevo la pancia particolarmente piatta (nonostante il peso si sia
bloccato su 71,5 da qualche giorno) e i fatti mi hanno dato ragione. I jeans di
Trussardi sono solo il primo di una lunga serie di Scheletri nell’Armadio che
va dal vestito della mia festa di laurea, nero, corto, taglia 42, a quello di
Capodanno di due anni fa, verde bottiglia con dettagli in pizzo nero, taglia
40, ad un bel cappotto color cammello (anche quello pagato un occhio della
testa e portato una solo stagione), taglia 40, a degli shorts in lanetta a
quadri comprati su consiglio del mio fidanzato ed indossati una sola sera,
quando ero scesa a 57 kg nel novembre 2012, e ancora un abito di Missoni taglia
38 e magari degli shorts grigi, cimelio del liceo, che forse non metterei più
ma che vorrei riuscire a rindossare solo per sapere di avere di nuovo le gambe
magre come in questa foto:
Sono un’accumulatrice seriale
di memorie del mio periodo magro. Anche se non vorrei mai più tornare a vivere
come allora, non sono mai riuscita a buttare i vestiti comprati da Zara Kids
nella primavera 2009. Aveva il suo lato positivo, perché non dovevo mai far
accorciare i pantaloni, cosa che di tanto in tanto invece mi tocca dato che
sono una nanetta (la mia carta d’identità dice 162 cm ma ho abbondato un po’,
diciamo.)
Comunque una buona metà delle
cose che ho nell’armadio non mi vanno. Alcune sono troppo larghe, altre – molte
– sono troppo strette. Ogni tanto mia madre si lamenta perché la quantità
sterminata di cose stipate là dentro fa sì che i vestiti ne escano sempre
stropicciati ma, sarà che sono una nostalgica, non ce la faccio proprio a
disfarmi dei miei vestiti.
Da circa un anno alla mia
indole da accumulatrice di ricordi si è aggiunto questo passatempo malato: ogni
tanto apro l’armadio e mi provo tutti i vestiti che ho elencato prima, più
altri ancora che sarebbe troppo lungo elencare, e cerco di indovinare quanto
poco mi andranno: se non saliranno neppure dalle cosce, se non si chiuderanno
sui fianchi, se mi entreranno ma mi faranno sembrare un insaccato, cose così.
Ora da qualche giorno mi
fluttua in testa quest’idea: buttare davvero via tutto. O almeno le cose più
vecchie, più strette, quelle che oggettivamente non potrebbero (e non
dovrebbero) entrarmi mai più. Prendere un grosso sacco e portare tutto alla
Caritas.
Ditemi che qualcuna di voi
condivide questa fissa con me, per la solita pallida consolazione del malcomunemezzogaudio.
Buona settimana a tutte!