lunedì 9 febbraio 2015

tutto passa per tornare



Peso: 65,5 kg

“Fino a quando sempre le stesse cose? Svegliarsi e andare a dormire, mangiare ed avere fame, aver freddo e soffrire il caldo? Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro: si fuggono e si inseguono. Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno; l’estate ha fine con l’autunno, questo è incalzato dall’inverno, che a sua volta è chiuso dalla primavera: così tutto passa per tornare. Non faccio né vedo mai niente di nuovo. Ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea. Per molti la vita non è una cosa penosa, ma inutile.”
- Seneca

È un periodo un po’ così e nessuno meglio di Seneca sa esprimere a parole il groviglio di sentimenti che provo. Nulla mi rende pienamente felice e al contempo non ho ragioni oggettive per essere triste: me ne sto in un limbo opaco che non riesco neanche a definire - noia, forse.
Settimana scorsa, per qualche giorno, mi sono aggrappata al metodo più facile che conosca per procurarmi gioia, benchè effimera: perdere peso. Ho perso un chilo e otto in tre giorni, poi venerdì ho ripreso trecento grammi senza motivi apparenti e sabato altri trecento e l’euforia se n’è andata, rapida com’era arrivata.
E comunque non mi va di pensare che la mia felicità (o la mia realizzazione, se parlare di felicità è un po’ eccessivo) sia collegata ad un numero, come vi ripeto sempre, ma in questo periodo non trovo altro.
Non so se vi capiti mai di essere schiacciate da questa sensazione opprimente che qualcuno chiamerebbe taedium vitae. Per me è una sensazione di vuoto, tra la gola e lo stomaco, che non riesco a colmare per quanto mi sforzi. O magari non mi sforzo abbastanza: mi sembra di farlo ma finisco per adagiarmi nel male-di-vivere innescando un circolo vizioso di noia-insoddisfazione-autocommiserazione-noia.
E mi dispiace anche annoiare voi, che avete già i vostri problemi, le vostre angosce, il vostro male di vivere, e vi tocca sorbirvi pure le mie paturnie senza capo né coda, come mi dispiace ammorbare il mio fidanzato, il quale tenta in tutti i modi di farmi stare meglio ma gli tocca sempre prendersi il peggio di me.

La cosa che mi conforta (?) è che periodi così, ed anche di gran lunga peggiori, mi sono capitati in passato e ad un certo punto la situazione si è sbloccata, non so neppure come; di punto in bianco sto meglio e per qualche mese, a volte un annetto, sono salva, prima della nuova crisi che di volta in volta assume forme diverse: anoressia, bulimia, ipocondria, manie ossessivo-compulsive, depressione…Da tre anni a questa parte ho adottato questa tecnica: starmene tranquilla ed aspettare che passi, perché alla fine passa sempre tutto. Anche se tutto passa per tornare.

20 commenti:

  1. Forse, anziché startene lì ad aspettare che passi, dovresti trovare la radice di questo tuo malessere.
    Hai, forse in apparenza, tutto. Un lavoro, un bravo fidanzato, bravi genitori, ottimi amici, hobby, sei una studentessa brillante, non devi fare economia e viaggi. (tutto detto da te)
    Il peso, quindi conseguente anoressia e bulimia sono una maschera di qualcosa di più profondo, qualcosa che ti rende difficile amarti e amare la vita che hai.
    Anziché combattere il peso dovresti combattere questo qualcosa...
    (il mio commento non vuole essere cattivo o arrogante, mi scuso in anticipo se lo sembra, è solo una spinta a riflettere oltre al peso, che è la conseguenza del problema, non il problema stesso)
    Un abbraccio

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    1. Non mi sembra per niente un commento offensivo ed arrogante, anche perché è la stessa cosa che mi ripeto anche io, praticamente ogni giorno. Non ho motivi di essere triste, eppure non sono mai felice.
      So che il peso non è il problema, ma per ora tutte le risposte che sono uscite dagli anni di terapia non sono state soddisfacenti: l'anoressia causata dalla mania di iper controllo, la mania di iper controllo causata da una sindrome ossessivo-compulsiva, la sindrome ossessivo-compulsiva alimentata da una forma di depressione paranoide, tutta una serie di concause e mai la radice del male. Ho finito per convincermi che sia introvabile.
      Un bacio!

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    2. Prova a mettere in fila tutte le tue foto, segna peso, data, persone presenti nella tua vita e livello di felicità.
      Poi quella che secondo te è la causa scatenante della diminuzione o aumento di peso.
      Puoi fare tutta la psicoterapia che vuoi, la risposta la sai solo tu.
      Io stessa avevo deciso di fare una sorta di terapia, portavo la psicologa a farmi parlare di ciò che volevo io, mai a parlare di argomenti 'scomodi'. Quindi non mi è servito a niente -_-
      Non rinunciare a trovare la risposta, ogni volta che ci sei vicina getti la spugna per timore di dover cambiare modi di fare/essere ed abitudini. In fin dei conti ti sei abituata a questo tuo malessere, fa parte di te, ma tu non sei questo. Non darti per vinta
      Un abbraccio e buonanotte :)

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  2. Euridice ciao, il tuo post non è noioso nè crea ulteriori problemi a noi che leggiamo. Anzi. Può essere di aiuto poichè, almeno io, mi rendo conto che le mie sensazioni non sono univoca. Mi conforta leggere che il male di vivere non lo provo solo io e Leopardi. Mi dispiace ovviamente per te, proprio perché capisco il vuoto, il malessere, l' idea che tutto scorra inevitabilmente senza un vero senso.
    Il tuo aspettare che passi non ti è di aiuto, fa soltanto farti rimanere ferma nella stessa posizione,sperando che qualcuno o qualcosa ti porti in avanti. I passi in avanti si fanno con le proprie gambe, non con quelle degli altri... Un bambino piccolo per imparare a camminare cade, si rialza, si sbuccia i ginocchi, piange, si ferma... Lo fa da solo poichè non c è altro modo per impararlo davvero.
    Attendere che passi, sapendo che tornerà è un qualcosa di illogico. Riflettici! Bisogna muoversi per evitare di essere travolti ancora una volta. Bisogna superare l' ostacolo, anche se ne dovreremo altri potremmo guardarci indietro e dire: "quello l' ho passato".
    È difficile metterlo in pratica, è facile invece consigliarlo agli altri... Anche per me è estremamente complicato però è l' unica cosa giusta da fare.

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    1. Sai, proprio qualche giorno fa pensavo, commentando il blog di una ragazza qui su Blogger, che siamo sempre così bravi a dare consigli agli altri, a sostenerli, a confortarli, e poi non riusciamo ad ascoltare in prima persona quei consigli, anche quando ci sembrano così sensati mentre li diamo ad altri.
      E infatti tu hai perfettamente ragione, aspettare che passi è illogico, ma mi sembra di non sapere come farmela passare. Non ricordo di aver mai fatto nulla, a parte aspettare, ed anche se non è una gran tecnica altre volte ha funzionato. Però mi piacerebbe fare qualcosa attivamente per uscire da questo limbo che non va da nessuna parte, è che non so cosa.
      Un abbraccio!

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  3. Le parole di Seneca mi hanno colpito molto... è davvero così! Non sai quanto ti capisco!
    "mi sono aggrappata al metodo più facile che conosca per procurarmi gioia, benchè effimera: perdere peso" è proprio come mi sento io a volte, l'unica cosa in cui ci sentiamo brave in quei momenti è quella... e sai qual è la cosa più brutta? Che magari sappiamo che c'è dell'altro che può renderci felici come dici tu, ma alla fine quello è il metodo più immediato e che paradossalmente ci da anche più soddisfazione del resto anche se è tutta un'illusione! Hai ragione quando dici che alla fine la cosa da fare è mettersi tranquilli e aspettare perché a volte funziona, ma sarebbe bellissimo poter fare qualcosa nell'immediato anche se è un po' un'utopia... e non sai quanto sono d'accordo quando dici che con gli altri siamo obiettive e crediamo anche nelle parole che diciamo ma poi quando si tratta di noi non siamo altrettanto brave... Io ti auguro che riuscirai a trovare una via d'uscita da questo limbo o almeno se non subito ti auguro di riuscire a salvarti come le altre volte!
    Ti stringo :**

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    1. Credo sia il meccanismo tutto sommato semplice che sta dietro al perdere peso che ci fa sembrare quella via tanto allettante: non mangio + faccio esercizio = perdo peso.
      È meccanico e non conosce variabili, è una confortante certezza in un mondo così incerto. Nient'altro è così lineare, se ci pensi: magari ci comportiamo bene con una persona, siamo gentili e disponibili e quella ci tratta male lo stesso, contravvenendo ad una regola che a noi sembra così ovvia e logica.
      Però le scorciatoie non sono mai la soluzione, e non lo è neanche dimagrire per stare meglio.
      Un bacio!

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  4. Trovo questo post bellissimo, ma molto denso. Non so bene come commentare, ma voglio comunque provarci.

    Inizio con il dirti che la sensazione così ben descritta da Seneca la provo anche io, e trovo che sia una delle peggiori: il vuoto, ho sempre pensato erroneamente (e i risultati ora li porto addosso), è la cosa peggiore che esista, peggio di un'abbuffata o del digiuno (pseudo-digiuno, restrizione, quello che vuoi, nel mio caso tutto o niente, ergo preferisco il digiuno).
    mi è successo tante volte di scegliere di colmare il vuoto o abbuffandomi o non mangiando niente. E l'ho fatto un milione di volte. Per questo mi fa tanto incazzare quando la gente dice "non serve a niente che digiuni, per dimagrire devi fare cinque pasti al giorno e.." bla, bla,BLA.
    se nel tuo caso è perdere peso (modo altrettanto sbagliato), nel mio è abbuffarmi o digiunare... Un modo per sentire QUALCOSA (la fame, la pancia che tira, la gioia di essere più leggera...).
    Io mi chiedo: "è davvero l'unico modo efficace per provare qualcosa? Possibile che solo io provi questo vuoto e riesca a colmarlo solo con questo? Insomma, se ne parlava Seneca non è una sensazione che riguarda solo me, allora come fanno gli altri?"
    come fanno gli altri?

    In secondo luogo volevo soffermarmi sull'ultima parte del tuo post: aspettare che passi (scusa se ti porto il mio egocentrico esempio!) è quello che ho fatto io e faccio sempre dopo un'abbuffata, una crisi bulimica, quello che preferisci.
    E non funziona. Lo sperimenti tu dicendo proprio che passa per tornare. Ti è già successo e Wilde diceva che "tutto quanto accade una volta potrebbe non accadere mai più; ma quanto accade due volte accadrà certamente una terza".
    Quindi, in sostanza, trovo facile dirti di, anziché aspettare che passi, cercare le cause del malessere che provi per sradicarle: se fosse semplice non saremmo qui, nessuna lo sarebbe.
    Ma io penso e continuerò a pensare che scrivere sia la cosa più utile al mondo e che quando provi queste sensazioni potresti iniziare a scrivere qualcosa tipo quello che provi, le cose che hai fatto nei giorni in cui ti sei sentita così eccetera...io pensavo di farlo con le abbuffate, per cercare di individuare per lo meno le situazioni e le sensazioni che le accompagnano e, chi lo sa, magari le causano.

    Per concludere finalmente il mio commento un po' inutile, volevo solo fare riferimento a quel post bellissimo in cui scrivesti la frase di una canzone "giornate senza senso, come un mare senza vento, come perle di collane di tristezza..." poiché mi sono accorta che non è la prima volta, recentemente, che ti senti così.
    secondo me allora vale la pena iniziare a scrivere, se non lo fai già, come ti senti e in che situazioni e periodi della tua vita ti senti cosi!

    scusa il commento veramente inutile ma hai scritto un post intenso e davvero non saprei come commentare in altro modo... Un bacio!

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    1. Il tuo commento non è affatto inutile! Anzi, mi hai praticamente detto le stesse cose che mi disse un analista cinquantenne con una laurea in psichiatria e vent'anni di esperienza alle spalle! Anche lui mi aveva consigliato di tenere un diario dell'umore (all'epoca ne tenevo uno alimentare, quindi i due sarebbero andati di pari passo) ma non riuscivo ad essere sincera, forse anche perché sapevo che poi lui l'avrebbe letto. Quando mi sentivo triste senza motivo m'inventavo un motivo da addurre come scusa perché non volevo che lui pensasse che ero una cretina -.-'
      Forse potrei riprovare, però.
      Sai, forse la cosa che mi porta a starmene qui ad aspettare che passi è una ferrea convinzione che non ci sia una ragione REALE e facile da individuare dietro ai miei periodi di crisi, che dipendano in qualche modo da qualcosa di incontrollabile, anche se forse è solo un metodo per deresponsabilizzarmi.
      Comunque anche io ho pensato al post in cui avevo pubblicato quella canzone, mentre scrivevo questo, anche perché cercavo di capire come sia uscita da quel periodo, perché quest'autunno stavo molto meglio, e ora mi sento di nuovo come un mare senza vento. Quella canzone, comunque, è di una bellezza struggente. O forse mi piace così tanto soltanto perché racconta la storia della mia vita.
      Un abbraccio!

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  5. Capisco perfettamente il desiderio di dire: "Adesso sto così, non ci posso fare niente. Aspettiamo che passi, lo so che lo farà". Vivo qualcosa si molto simile e, retrospettivamente, comincio a pensare che in me questi cicli siano scanditi dalle stagioni. L'inverno ad esempio è sempre un pugno nello stomaco, ed è una cosa molto normale, molto animale e fisiologica. Quindi l'accetto abbastanza a cuor leggero. Ma credo che dovremmo sempre lottare per opporci e almeno attenuare questi cicli... senza disperarci se falliamo, ma dicendoci: "io ci ho provato. Ho lottato valorosamente".
    E' spaventoso arrendersi all'idea di non aver alcun potere su noi stessi.

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    1. Hai perfettamente ragione. Anche perché, in me, questa tendenza a rassegnarmi a non avere alcun potere sulla mia volontà convive con la mania di controllo che esercito invece in altri campi: sul peso, sullo studio, persino sull'organizzazione metodica delle mie giornate. Lo trovo quasi paradossale. Non avere potere su quello che penso ma averne su quello che mangio è ridicolo.
      E hai ragione, dovremmo perlomeno cercare di lottare. È che non riesco a visualizzare il mio nemico e questo rende la lotta molto difficoltosa!
      Un bacio!

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  6. Mi rivedo tanto(anche se io sono peggio)nelle tue parole...ma io mi chiedo cosa ti fa stare cosi tanto male?..da come racconti tu non ti manca nulla...hai tutto cio' per essere felice...scava a fondo cosa ti tormenta...continua con i tuoi sfoghi...io che dovrei fare allora?

    baci...

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    1. Come sarebbe bella la vita se riuscissimo a lamentarci solo delle cose che davvero "meritano" lamentele. Anche se a quel punto, oggettivamente, quasi nessuno avrebbe più diritto di lamentarsi: stiamo bene, abbiamo una famiglia, una casa, un lavoro, viviamo in un paese dove non ci sono epidemie, carestie, guerre. Eppure dalla mia, pur limitata, esperienza personale, ho appurato che a volte chi avrebbe ogni diritto di lamentarsi non lo fa e quelli che conducono una vita apparentemente normale, addirittura perfetta, sono tormentati dai mostri peggiori. Sarà uno scherzo degli dèi?
      Un bacio.

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  7. panta rei...
    i momenti che seguono alla tempesta....quelli che sbloccano la situazione...
    sono come dire...'fisiologici'...
    di transizione ecco....
    vuol dire che sta per cambiare qualcosa...anche se apparentemente non cambia nulla.....e poi di colpo infatti la situazione si sblocca....
    in casi come questi non si può far altro che aspettare....
    è una cosa insopportabile ma logica.....

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    1. Forse non è neanche tanto logica come sembra, a voler essere del tutto sinceri. Il fatto che funzioni non significa che sia la cosa giusta da fare o che non ci siano altre possibilità. e tuttavia, per ora mi rassegno ad aspettare.
      Un abbraccio!

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  8. Euridice ho visto il posto ti posso aggiungere su Facebook?

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  9. Ok! Mi trovi tra le aggiunte recenti di Raki, oppure se mi dai un indirizzo email ti mando il link!

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