Peso: 61,5 kg
La
mia app di controllo del peso calcola che, mantenendo l’attuale ritmo di meno
quattrocento grammi alla settimana, raggiungerò il mio obbiettivo in tre mesi e
mezzo, giusto in tempo per la laurea. Tenendo conto degli inevitabili sgarri
estivi e della lentezza con cui calo, mi ero posta come obbiettivo per quel
giorno i 57kg, ma ora che non sono più così lontana – sia dai 57 che dalla
laurea – non sono neppure più così sicura che il mio obiettivo sia davvero
adatto al mio fisico.
Attualmente
mi vedo ancora enorme, porto ancora una 40/42 (ma considerate che sono alta un
metro e sessanta scarso) e sono ancora la più grassa tra le mie amiche.
Basteranno cinque chili a farmi cambiare idea? Forse sono stata poco ambiziosa,
ho scelto un obbiettivo mediocre, ho sopravvalutato il mio fisico
sovrastimandone la massa muscolare. Quando ho ritoccato il mio obbiettivo
originario, ch’era 50, pensavo infatti che 55 kg di corpo tonico e muscoloso
equivalessero ai 45 di un corpo flaccido e provato dalla fame. Pensavo che avrei
potuto rientrare, se non nella 36, almeno in una 38. Ho nell’armadio degli
shorts a scacchini beige e testa di moro che aspettano dall’autunno 2012 di
essere sfoggiati di nuovo, per esempio.
Sarà
che mi ero fatta troppi castelli in aria lo scorso anno, quando raggiungere i
sessanta chili mi sembrava un’utopia e riguardavo con malinconia le foto
dell’estate 2012, l’ultima estate nella quale sapevo di essere stata quasi presentabile in costume, e pesavo
circa 62kg. Ora peso come allora ma non mi vedo affatto presentabile in
costume: ho le maniglie dell’amore, i cuscinetti di grasso sul sedere e i
soliti, maledetti, coscioni.
Sabato
ho persino comprato il primo costume dopo anni passati ad evitare di doverne
provare sotto le luci impietose dei camerini di Calzedonia o Yamamay. Sono
stata spinta dalla necessità, domenica c’era in programma una festa in piscina
per il compleanno di un amico del mio fidanzato e mia madre sosteneva che
dovessi andarci con un costume nuovo, ché gli amici di A. mi vedono sempre con
gli stessi costumi (come se io mi ricordassi i loro costumi, per altro!) e mi
sono fatta convincere a comprarne uno color corallo, principalmente perché ha
il pezzo sopra super imbottito e almeno non devo sopportare l’orribile vista
delle tette separate da un’autostrada di pelle pallida come mi capita con i
bikini ‘normali’. Ovviamente l’entusiasmo di sabato domenica era già sfumato e
ho vissuto una mattina d’angoscia temendo il momento in cui mi sarei dovuta
denudare davanti agli amici di A., con i quali non mi trovo molto bene, e per
di più ai colleghi dell’amico di A., gente mai vista che mi avrebbe etichettata
come “la balena col costume in tinta con la borsa” (perché, sì, questa è la
seconda ragione per cui ho accettato di comprare un costume color corallo.).
Devo aver davvero impietosito gli dèi perché dopo una mattinata serena col sole
a picco, subito dopo pranzo il cielo si è riempito di nuvole minacciose e alla
fine nessuno s’è messo in costume.
Comunque
non potrò avere sempre una simile fortuna. Né potrò sempre beneficiare delle
spiagge deserte della Sicilia, dove potevo esporre la mia ciccia senza timori.
Si cominciano a scoprire le piscine, ho già dribblato un invito al mare per
questo weekend con la scusa – neanche troppo scusa, poi – della sessione
d’esami imminente, e comunque tra due mesi vado al mare con A.
Vorrei
almeno, per allora, togliermi di dosso questo sessanta e recuperare un po’ di
tono. E intanto valuto se chiedere alla nutrizionista di rivedere il nostro
‘goal’. Potrei arrivare a 53, magari anche a 51, nel corso del prossimo
inverno.
Non
ho fretta. Anzi, forse, come ho confidato a Sybil, ho persino paura di
raggiungere davvero il mio obiettivo e di ritrovarmi senza più alcuno scopo
nella vita. Sono anni che penso solo a perdere peso, è in questo che ho speso
la maggior parte delle mie energie e in questo ho riposto la maggior parte
delle mie speranze. Quando sarò magra sarò felice. Quando sarò magra sarò
sicura di me. Quando sarò magra smetterò di lamentarmi di tutto. Quando sarò magra…
E
se invece scoprissi che erano solo illusioni? E se, come del resto è già
successo la prima volta che ho raggiunto – e abbondantemente superato – il mio
obbiettivo di peso (allora fissato a 50, poi ritoccato a 45 e poi ancora a 40),
mi rendessi conto che sono triste allo stesso modo, soltanto in una gonna più
piccola? E se mi sentissi ancor più inutile di ora, senza neppure un obbiettivo
per cui lottare?
Che
poi, so benissimo che pesare 50 chili è proprio uno scopo del cazzo, nella
vita, e che dovrei pensare a laurearmi, a trovare un lavoro, a comprare una
casa e ad essere felice, ma raggiungere il peso desiderato mi viene così bene,
e mi sembra di non aver mai voluto nient’altro con la stessa determinazione con
cui mi batto per quel numero. Tutto il resto è secondario, è un palliativo.
Ho
una visione del mondo distorta, la scala delle priorità ribaltata. Se c’è un
palliativo, quello è proprio perdere peso: perdere peso per non dover pensare a
cosa fare ad ottobre, perdere peso perché non mi devo preoccupare dell’ignoto,
so esattamente cosa fare e come farlo, perdere peso perché è così rassicurante.
Per
me avere un peso da raggiungere è un bisogno necessario, qualcosa che mi tiene
in vita, per certi versi. È un po’ come avere sempre un viaggio già prenotato
da aspettare, un conto alla rovescia sempre attivo che mi dia qualcosa da
attendere mentre mi barcameno tra le mille noiose cose quotidiane.
Sono
la negazione vivente del carpe diem.
Io non godo mai dell’oggi, m’importa solo del domani o, meglio ancora,
dell’ieri.
Baci a tutte!