mercoledì 28 ottobre 2015

la palude

Avete presente quella brutta sensazione che vi assale quando vi rendete conto di aver parcheggiato la macchina nel mezzo di un pantano e realizzate che non riuscirete a tirarla fuori neanche premendo a fondo l'acceleratore? Che, anzi, così facendo non farete che spingerla nel fango?
Ecco, io in questi giorni mi sento così. Sono qui, bloccata, e aspetto che un carrattrezzi mi trascini fuori dalla palta, che un deus ex machina mi sollevi, mi deponga su un terreno più stabile e mi dica in quale direzione devo andare per non incappare più nella stessa palude.
Forse dovrei solo accettare che non ci sarà nessun deus ex machina e rassegnarmi a cavarmela da sola, nessun intervento del caso, questa volta. Ho già lasciato troppo spesso che a decidere per me fossero dei "segni", o meglio casualità cui riconoscevo un ruolo speciale, ora invece non è più tempo di interpretare segnali in codice, è tempo di agire con le mie forze soltanto.
Venerdì, forse, è il mio ultimo giorno di supplenza. Venerdì, forse, vado al colloquio d'ammissione per il master. Venerdì potrebbe essere lo spartiacque della mia vita, o forse no. Dipende solo da me, e dalla mia capacità o meno di tirarmi fuori da questa palude.
In questo momento invidio quella gente che ha un obbiettivo da sempre, magari difficile da raggiungere, ma chiaro, preciso, sicuro. Come M. che sapeva da tempo di voler fare il dottorato, si è iscritto a venti bandi e infine è passato. Come H. che voleva insegnare ed è felice, supplente precaria come me, ma felice. Come V. che ha sempre detto di voler fare l'avvocato e alla fine del liceo si è iscritta a giurisprudenza. Come il mio fidanzato che sognava di lavorare in ospedale dalle scuole elementari e non si è mai fatto sedurre da nessun'altra strada, non ha mai valutato le alternative.
Io, invece, non faccio che vagliare e rivagliare le mie, di alternative. E mi piacciono tutte, il che secondo l'acuta analisi della sorella del mio fidanzato significa che in realtà non me ne piace nessuna. Ho mandato il CV all'Esselunga perché mia mamma aveva letto un avviso e mi hanno chiamata per un colloquio. Non ho neanche capito per quale posizione concorro ("cerchiamo una figura professionale in grado di gestire le relazioni con il pubblico e in possesso di un diploma di laurea o superiore per incarichi direzionali", secondo voi che significa?) ma sono curiosa, e non ho niente da perdere.
Forse. Perché in realtà da qualche giorno a questa parte una collega che fin dal primo giorno mi ha presa sotto la sua ala protettrice ("potresti essere mia figlia, una delle mie figlie ha due anni più di te") mi fa un sacco di domande sul mio futuro, mi consiglia di non perdere tempo in lavori che non mi interessano solo perché ho voglia di fare qualcosa e di mettere da parte del denaro, mi invita a rincorrere con determinazione solo quello che davvero mi interessa. Poi mi spiazza, dicendomi che essere sopravvissuta per (quasi) tre settimane in una delle classi in cui sto insegnando è la prova che ho la stoffa del professore, che so meritarmi il rispetto e la stima dei ragazzi e che potrei ricavarne molte soddisfazioni, magari insegnando le cose a me più care, magari a ragazzi più grandi.
E io non so cosa dirle, non so cosa dire ai miei, che sono contenti e orgogliosi di tutte queste opportunità che mi si parano davanti ma che mi ripetono di pensare a cosa voglio davvero, che loro mi sosterranno qualsiasi cosa io decida di fare, a patto che sia felice; non so cosa dire al mio fidanzato, che non ha mai provato questo brivido del vuoto, quest'angoscia di poter fare tutto e nulla e di non sapere scegliere, perché lui a un anno dalla laurea fa quello che ha sempre sognato di fare.
E intanto brancolo nella palude.
Incontro la preside nell'atrio, mi chiede se sarei felice di continuare, nel caso in cui la persona che sostituisco dovesse chiedere altre settimane di permesso, e io non lo so. Ci credete? Non so se se sarei felice di continuare o no! È possibile?
Coi ragazzi va meglio, anche con gli scapestrati di seconda. Ci stiamo venendo incontro, loro mi trovano strana rispetto ai professori cui sono abituati, io spesso non li capisco, ma stiamo trovando un equilibrio. Quelli di prima invece sono uno spettacolo, continuano a dirmi che vogliono che non me ne vada mai, che le ore con me volano, anche quelle di grammatica, e che devo rimanere con loro per sempre.
Mi è toccato persino fare sorveglianza durante la mensa e mangiare due morsi di pizza, rifiutare il pane (che poi, perché dovrebbero dare ai ragazzini del pane insieme alla pizza?!), cedere il mio budino al cioccolato, tutto in mezzo ai ragazzi urlanti e ai loro "prof, ma mangia solo quello?" da sviare accuratamente, ché mica voglio essere un cattivo esempio. Per le ragazze, soprattutto, che sono in un'età difficile e non voglio che pensino che non mangio perché ho paura dei carboidrati. Cosa mi tocca fare! Mangiare la pizza per essere un esempio virtuoso, col rischio pure di stare male.
La palude riguarda anche il peso. Mi sto sforzando di mangiare bene: faccio colazione, resisto alla tentazione di saltare il pranzo, cerco di non esagerare a cena, limito il consumo di caffè. Eppure il peso non scende, è impantanato pure lui, e devo raccogliere tutta la buona volontà e la razionalità di cui dispongo per non cadere vittima dei soliti trucchetti. Vorrei restringere, per vedere quei due chili odiosi andarsene, ma continuo a mangiare in maniera equilibrata ripetendomi che ad un certo punto la situazione si sbloccherà, magari quando mi rimboccherò le maniche e mi tirerò fuori dalla palude, chissà. Forse è una risposta del mio corpo alla paralisi di cui sono vittima, un modo per somatizzare il blocco.
Vorrei svegliarmi domani e sapere esattamente cosa voglio fare "da grande", chi voglio diventare. Io sono sempre stata l'indecisa cronica che va in panico davanti al menù, quella che ritarda sempre le ordinazioni perché cambia idea mille volte. Come posso scegliere cosa fare nella vita, quando non so decidere neppure cosa voglio per cena?

13 commenti:

  1. Stai diventando adulta tesoro :) e dovrai scegliere sempre più autonomamente nella vita. Non voglio sembrarti cinica ma sai una cosa? Io sono sempre stata come te, non sapevo cosa avrei fatto da grande e infatti mi sono laureata in una facoltà interessante ma per nulla professionalizzante. C'erano tante persone che i seguivano un sogno, vero... Ma io mi sono sempre sentita orgogliosa di essere aperta a tante strade, e così dovresti fare tu. Fai tutti i colloqui possibili perché è esperienza anche quella... E guardati dentro, non scappare:sono certa che lo sai se vuoi restare ancora in quella scuola. Fare l'insegnante è un lavoro faticoso ma stupendo secondo me...
    Un bacione

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    1. Mi piace che tu dica di essere sempre stata orgogliosa di essere aperta a tante strade, perché tutte le volte che qualcuno mi dice che è un pregio e non un difetto io tendo a non crederci, ho sempre invidiato le persone determinate che hanno un sogno e fanno di tutto per raggiungerlo, al contrario mi sembra di vagare senza meta, ma forse la chiave per stare meglio è cominciare a pensarla come te. Anche ieri al colloquio del master (che alla fine ho fatto) l'esaminatrice mi ha definita una persona "poliedrica" (che per me è un modo gentile per intendere confusa) e ha aggiunto che avere molti interessi ed essere aperti a molte strade non può che essere un punto a mio favore. Vedremo.
      Un bacio!

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  2. Non riufiutare niente se sei incerta... prendi quello che arriva e escludi ciò che proprio non vuoi... io di solito faccio così :) non è un gran consiglio effettivamente ahahah ;)

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    1. No, è un ottimo consiglio! È che io, non sapendo cosa voglio, non so di preciso neppure cosa non voglio.
      So che sembra assurdo, ma non riesco a dire "ecco, quello non lo farei mai", tranne magari il chirurgo, ma comunque non potrei ;)
      Un bacio!

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  3. Che bello....adesso prof,solo adesso sto leggendo questa bella notizia! !!
    Complimenti....avrei essere voluto al tuo posto...quanto mi sarebbe piaciuto insegnare💟 peccato..purtroppo che ciò non potrà mai...è dico mai avvenire😭. ..
    Bhe iscriviti al master....non puoi fare due cose contemporaneamente? ? Prendi esempio della stabilità, della sicurezza del tuo ragazzo!
    Arrivati ad un certo punto si deve prendere una strada...correndo il rischio di sbagliare....
    Io kmq sono messa peggio di te...
    Ti auguro il meglio prof Euricide! !!

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    1. Grazie, cara!
      Davvero ti sarebbe piaciuto? E perché non hai provato? È molto difficile entrare di ruolo, ora come ora, però se sei davvero determinato, a costo di metterci anni, alla fine ce la fai.
      Io invece non avrei mai pensato di insegnare! :)
      Comunque il master ha l'obbligo di frequenza ed è quattro giorni alla settimana (da mercoledì a sabato) quindi non potrei fare un altro lavoro contemporaneamente, altrimenti avrei fatto senz'altro così!
      Un bacio!

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  4. Mi ha fatta sorridere come i tuoi alunni ti vedono. Ti trovano strana. Forse perchè la tipica professoressa di italiano è vecchia, brutta, antipatica e acida. O perlomeno lo erano tutti quelli che ho avuto io, tranne l'ultima che mi spaventava... il mio primo (ed unico) 4 preso in italiano (solo perchè brutta infame avevo altre 3 interrogazioni quel giorno) ha convocato mia madre dicendole "non m'interessa, fossero state anche 6, la mia materia non è meno importante delle altre"
    Beh, ti giuro che non ho mai più preso meno di 7 con lei. Un pò perchè avevo paura della prof e di più di mia mamma hahahaha

    Quindi, tornando all'insegnante strana, penso che ti giudicano così perchè non rispecchi affatto le aspettative. Se giovane, bella e forse ti senti più strana tu a stare li che viceversa.
    Se si sono lasciati mettere in riga, scapestrati come sono, sarà perchè non vogliono farti scappare.

    Però sono d'accordo con il pensiero di non accontentarti di fare ciò che vogliono gli altri, la vita ed il futuro sono tuoi. Ma nell'attesa che tu capisca cosa voglia fare da 'grande' puoi tentarle entrambe no? Master e andare avanti con il lavoro.

    Un abbraccio grande grande

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    1. Purtroppo il master che mi piace è molto impegnativo dal punto di vista dell'orario, perché prevede la frequenza obbligatoria e avrei lezione tutte le settimane dal mercoledì al sabato dalle 9.30 alle 18.30 (il sabato fino alle 13.30) quindi sarebbe praticamente impossibile portare avanti un lavoro. Evidentemente è un master studiato per gente che non lavora, perché ce ne sono altri che invece hanno solo due/tre giorni di lezione alla settimana o addirittura una sola settimana intensiva al mese.
      Comunque sicuramente io ho un metodo molto diverso dai loro insegnanti, ma non sono sicura che funzioni, loro sono molto immaturi, purtroppo.
      Un bacio!

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    2. Sono ragazzini, immaturi, ma ragazzini. Sicuramente il metodo di una ragazza giovane è piu ben accetto do una vecchiaccia che è stufa di ripetere le stesse cose aspettando l'arrivo della pensione!!!
      Beh, qualunque decisione prenderai dev'essere la tua
      <3

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  5. Innanzitutto ci tengo a farti i complimenti per il lavoro che hai ottenuto in così poco tempo e per la tua voglia di fare, ed anche se non sai se continuerai, cavolo hai avuto davvero coraggio. Ti faccio tantissimi complimenti!
    In questo post mi sono rivista da morire.
    Io so cosa mi piace, so che mi piacciono le lingue che studio e nella mia vita fino ad ora ho fatto di tutto per inseguire questa passione, infatti ho cambiato anche scuola al secondo anno, ma mi sento come te. Mi sento come se dovessi fare un salto nel vuoto e non sapere dove andare a parare, non so ancora bene che facoltà sceglierò; non mi sento all'altezza, non sento quella sicurezza che i nostri conoscenti, amici hanno...
    Mi sento anch'io in una pozzanghera di fango, bloccata lì e non ho idea di come si faccia ad uscirne.
    Questo si riflette sicuramente anche col cibo, infatti penso che tu abbia ragione quando dici che hai somatizzato il blocco che hai con il blocco del peso, penso che non faccia una piega perché è tutto collegato. E penso che questo senso di instabilità, precarietà... Sia un po' il denominatore comune alla maggior parte delle persone che soffrono di DCA. Chissà se forse davvero quelle strategie, quei tranelli sono le nostre uniche certezze.
    Quando hai descritto quello che ti hanno detto i ragazzi mi hai emozionata, tantissimo. Forse hai davvero la stoffa per fare questo lavoro, forse non bisogna cercare tra le cose che ti piacciono, forse la tua collega ha ragione. Forse davvero troverai la tua realizzazione in un lavoro che non ti saresti mai aspettata, e non importa quanto siano terribili i ragazzi di seconda, non importa quanto sforzo fai ( e ti capisco benissimo) a mangiare i carboidrati, forse il tuo impegno troverà realizzazione nel sorriso di quei ragazzi, nel fatto di riuscire in una cosa in cui molti professori non riescono, insegnare loro qualcosa.
    Capisco benissimo le tue sensazioni e non sai quanto vorrei avere la situazione per saltare fuori da quella pozzanghera, ma ti dico solo di non escludere nessuna possibilità, paradossalmente la più gusta potrebbe essere quella che all'inizio non ti piaceva, il fatto che già adesso tu stia valutando se restare o no ne è un segno.
    Ti abbraccio forte... ❤️

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    1. Pensa che io ho sempre detto di non voler insegnare perché non ho molta pazienza e in generale non amo i bambini. Infatti sono comunque dell'idea, ancor più solida dopo questa esperienza, che se dovessi insegnare vorrei avere a che fare con ragazzi più grandi, più maturi. Alle medie sono ancora bambini e non mi sento portata per gestire questa fascia d'età, io li voglio trovare già "scolarizzati" e, se non desiderosi di apprendere, almeno abituati a farlo. Loro invece sembrano calati sulle loro sedie dal nulla e hanno come unico scopo quello di fare gli sciocchi con i compagni di classe.

      Per quanto riguarda la difficoltà di scegliere cosa fare nella vita, sfondi una porta aperta. Io sapevo solo che non avrei fatto nulla di scientifico e nulla nell'ambito medico, nonostante mia madre continuasse a dire che sarei stata brava a medicina (forse all'università, ma non avrei mai potuto lavorare in un ospedale, mi mettono troppa angoscia e tristezza), però qualsiasi facoltà umanistica mi affascinava: giurisprudenza, lingue, scienze della comunicazione, filosofia...alla fine sono finita a lettere classiche per un'illuminazione di un giorno, ma avrei apprezzato qualsiasi altra cosa, probabilmente. Quindi su questo non posso darti consigli, magari anche tu avrai la tua illuminazione!
      Un abbraccio!

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  6. "Come posso scegliere cosa fare nella vita, quando non so decidere neppure cosa voglio per cena?"

    Dirò una banalità, perdonami, ma forse trovare una soluzione al primo quesito (la scelta di cosa fare nella vita) potrebbe risolvere d'incanto il secondo.

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  7. Innanzitutto è una stronzata il fatto che se hai tanto sogni non ne hai nessuno. Vuol dire soltanto che hai molti interessi e non è un male anzi, il bello e il difficile starà nello scegliere se preferire una strada più "sicura" o più rischiosa, economicamente e professionalmente. Fare l'insegnante è davvero una bella sfida, tra l'altro. Come già hai notato non sei solo insegnante ma educatrice, esempio, a volte consigliera. E' un lavoro che ti darà molte soddisfazioni, però. Io spero che uscirai dalla tua palude, ma io credo che quella palude non esista davvero, è solo nella tua testa, perché hai attorno tanta bella gente che ti stima e ti consiglia e tu stai andando alla grande... ce la farai :-) un abbraccio.

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