venerdì 1 gennaio 2016

propositi per l'anno vecchio

Ho tanti progetti e speranze per questo 2016, ma un unico reale desiderio: vorrei smettere di dipendere così disperatamente dal giudizio della bilancia. Vorrei che non capitasse più che un numero troppo alto sullo schermo digitale di un piccolo oggetto di vetro e terminazioni elettriche mi rovini la giornata, com'è successo oggi. Vorrei essere in grado di salire sulla bilancia con lo spazzolino in mano, come fa il mio fidanzato, guardare distrattamente il responso - e magari non chiamarlo neppure responso, ché la bilancia non è un oracolo - e ignorarlo serenamente.
Non c'è nulla che voglia più di questo: essere libera da queste catene che diventano ogni anno più pesanti, più opprimenti, ed io non ho più la forza per sopportare questa prigionia autoinflitta. 
Da un paio d'anni non scrivo più i propositi per l'anno nuovo per non dover vedere, al primo posto, "dimagrire". Prima di "essere felice", "trovare una casa per me e il mio fidanzato", "visitare posti nuovi", cose che, malgrado abbiano indiscutibilmente più valore, sono sempre subordinate a quell'unico stupido, materiale, fisico desiderio: pesare di meno. 
Anni di desideri sprecati guardando le stelle cadenti, soffiando sulle candeline, cogliendo un quadrifoglio, quando ad ogni legittima richiesta il mio inconscio ha sempre premesso "dimagrire". "Cosa vuoi più di tutto, in assoluto?" mi chiede S., che vuole appendere un bigliettino all'albero dei desideri della stazione centrale; rispondo qualcosa di nobile, di razionalmente desiderabile, forse "dare valore ad ogni istante della vita", ma una vocina insistente nella testa mi redarguisce: "bugiarda! È dimagrire!".
Forse ha ragione chi mi accusa di superficialità, perché in mezzo a tanti motivi per essere felice io mi lascio abbattere da un jeans che mi stringe sui fianchi. Ma davvero pensate che io non ci trovi nulla di strano? Che mi piaccia essere sempre insoddisfatta? Che provi della perversa gioia nel sentirmi sempre sbagliata, mentre tutto sembra andarmi per il verso giusto? 
La verità è che a nessuno piace odiare se stesso. Odiarsi al punto da affamarsi per giorni e non riuscire ad alzarsi dal letto, odiarsi al punto di sfrecciare in autostrada a 200km/h e spegnere i fari, per cercare la pace o almeno il silenzio, odiarsi al punto di trattare male qualcuno solo per non odiarsi da soli. A nessuno piace vivere nell'angoscia e nella costante insoddisfazione, tanto più se sa di non averne motivo.
Da quando mi sono ammalata non faccio che sentirmi in colpa, di troppo, un inutile disturbo. Nel periodo della depressione avrei voluto uscire di scena in punta di piedi, risparmiare ai miei genitori il dolore di sentirsi responsabili di una sofferenza inspiegabile, eppure reale.
Io non so se voi vi siate mai sentiti così appesantiti dall'esistenza da sentire che non si ha nessun motivo per protrarla, vi auguro sinceramente di no, ma vi assicuro che ci si sente così male che si perde ogni capacità di misurare il dolore. Si è soli, paralizzati sotto una cappa d'angoscia, e improvvisamente tutte le cose brutte davvero - la guerra, la fame, il cancro - assumono un'altra dimensione, si annullano, persino. 
E non è che, nei periodi in cui rimanevo per ore immobile, ascoltando il rumore della lancetta dei secondi del mio orologio, non sapessi razionalmente di non avere ragioni per essere così infelice, non è che pensassi di essere sfortunata. Non lo sono: avrei potuto nascere nel Rwanda come la ragazza che la mia famiglia ha adottato a distanza e che ho conosciuto dal vivo lo scorso anno, avrei potuto nascere in una periferia degradata e dovermi guadagnare da vivere prostituendomi, avrei potuto nascere senza gambe o con una malattia genetica incurabile, ma non è successo. Eppure, per quanto mi renda conto razionalmente di appartenere ad una fetta privilegiata della popolazione di questo mondo, questa certezza non mi ha salvata dalla depressione, dell'anoressia e dal disturbo d'ansia generalizzato.
E, certo, "vuoi mettere essere depressi con l'avere un cancro al polmone?". No, e mi sento un'ingrata per tutte le volte in cui, quando stavo male, ho sperato di morire, quando nel mondo chissà quante mie coetanee malate sperano di vivere. Ma i disturbi mentali, purtroppo, non sono meno reali di altri per il solo fatto di non essere fisici. Sono invisibili, ma la depressione è in grado di logorarti come un cancro, se le si lascia lo spazio per farlo. "Esci! Divertiti! Distraiti! Trovati un hobby!" sono consigli che, anche se dati in buona fede, si infrangono contro un muro di dolore invalicabile. 
Tutto ciò per dire che, insomma, io ci ho provato a chiedere a Babbo Natale una testa diversa, così da poter smettere di desiderare un corpo diverso, ma per l'ennesimo anno ha ignorato la mia richiesta, e sono ancora la stessa di un anno fa, di sette anni fa.
Vabbè, dai, qualcosa è cambiato. Ho fatto qualche passo nella direzione giusta, lo so, ma è una salita ripida e il più delle volte rimango a guardare la vetta con rabbia e frustrazione e non trovo la forza sufficiente per continuare l'arrampicata. Forse a frenarmi è la paura di una nuova delusione, dopo tutta la fatica. Mi risuonano nella mente le parole della peggior terapeuta da cui sono stata in cura, che mi predisse un calvario senza fine. "Chi ha sofferto di una sindrome maniaco-depressiva non guarisce mai del tutto; può declinare la malattia in modi diversi, come l'anoressia nervosa o la bulimia, può avere dei periodi sereni che si alternano a periodi down, ma è difficile che questo genere di ferite si rimarginino del tutto, bisogna imparare a conviverci e a limitare i danni". Tre anni fa l'avevo trovato crudele e inconcepibile, avevo risolto smettendo di vedere la dottoressa in questione e mi ero rifiutata di comprendere la sua posizione. Forse, invece, avrei dovuto rassegnarmi e lasciarmi guidare in un percorso di accettazione della malattia, come proponeva lei, imparando a riconoscere i segni dell'arrivo di un nuovo periodo down e a limitare i danni, appunto. Ma all'epoca mi era sembrata una sconfitta, e sotto sotto lo penso ancora. Forse è una giusta punizione per chi non ha saputo riconoscere il bello che aveva e accontentarsene, eppure io non credo di meritarmi - e credo che nessuno lo meriti - una condanna simile: trascinarmi dietro il dca e tutto il resto come una zavorra, un bagaglio di disgusto che deve seguirmi dappertutto. Io voglio pensare che un giorno potrò davvero sentirmi leggera, nella testa e non sulla bilancia, e che nella lista di propositi per l'anno nuovo non debba includervi necessariamente "dimagrire" per poi provarne vergogna e fastidio.
A voi che passate di qui, sempre o una tantum, auguro un 2016 pieno di momenti speciali e di amore, soprattutto di amore per voi stessi.

16 commenti:

  1. Se davvero ti hanno diagnosticato una sindrome maniaco-depressiva, vecchio nome dell'attuale disturbo bipolare, dovresti curarti regolarmente con psicofarmaci e psicoterapia, esser seguita da un team di medici e psicologi, altrochè...scusa se ti sembro troppo diretta, ma la realtà è questa e davvero dovrai conviverci per tutta la vita, tra periodi di remissione ed altri di peggioramento; il pensiero del peso è solo un minuscolo sintomo.

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    1. Tra i propositi non scritti del 2016 c'è anche quello di ricominciare a vedere uno psicoterapeuta. Ho smesso perché negli anni ho incontrato tanti professionisti, alcuni dei quali mi hanno aiutata, altri invece mi hanno più che altro confusa, alcuni mi hanno detto che ero guarita, altri che non sarei guarita mai, come la sopracitata dottoressa. Ho ricevuto diagnosi disparate, anche perché prima dell'anoressia avevo avuto un periodo di attacchi di panico ed episodi di derealizzazione/depersonalizzazione durato un paio d'anni che però sembrava totalmente superato, anche grazie all'aiuto di un medico con cui mi ero trovata veramente bene e che vorrei provare a rincontrare. Più di recente, invece, ho preso degli psicofarmaci per un periodo (benzodiazepine soprattutto) ma non ne ho tratto particolare giovamento, a parte per la cura dell'insonnia.
      Comunque su una cosa ti do pienamente ragione: dovrei farmi seguire da qualcuno e smetterla di affidarmi al fai-da-te, che in questi casi è controproducente, ma ho paura di rimanere delusa e scoprire che davvero questa stretta allo stomaco che sento giorno più giorno meno è incurabile.
      Buon anno nuovo!

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  2. Euridice però devi stringere i denti. C'è qualcos'altro,la bilancia non è il problema,è il sintomo. Identifica il problema reale,e se vedi che non riesci da sola,chiedi un aiuto. Dopodichè conbattilo,che è la parte più dura. Io non ti dico esci,divertiti,trovati un hobby. Io ti dico... Trovati una passione e fai del volontariato. A me ha salvato,dall'essere così schifosamente incentrata su me stessa,non vuole essere un offesa,però è stata una mia presa di coscienza. Darsi completamente agli altri ti apre veramente il cuore,e riesci a vedere tutto con una luce diversa..anche se all'inizio era difficilissimo! :) ti auguro un sereno 2016. Avanti tutta!!!!!

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  3. Euridice però devi stringere i denti. C'è qualcos'altro,la bilancia non è il problema,è il sintomo. Identifica il problema reale,e se vedi che non riesci da sola,chiedi un aiuto. Dopodichè conbattilo,che è la parte più dura. Io non ti dico esci,divertiti,trovati un hobby. Io ti dico... Trovati una passione e fai del volontariato. A me ha salvato,dall'essere così schifosamente incentrata su me stessa,non vuole essere un offesa,però è stata una mia presa di coscienza. Darsi completamente agli altri ti apre veramente il cuore,e riesci a vedere tutto con una luce diversa..anche se all'inizio era difficilissimo! :) ti auguro un sereno 2016. Avanti tutta!!!!!

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    1. A me non ha salvato neanche il volontariato, e dire che avevo cominciato proprio su suggerimento di una brava psicologa, che mi aveva prima proposto un'attività di mutuo soccorso in ospedale, un gruppo di recupero con altre ragazze che avevano o avevano avuto problemi con dca con le quali io avrei dovuto parlare in modo costruttivo della mia esperienza (perché era un periodo in cui avevo problemi di depressione ma col cibo andava relativamente bene), poi ho chiesto di cambiare reparto e per un po' sono stata in oncoematologia pediatrica, soprattutto con le bambine, ma l'ospedale mi metteva troppa ansia e da qualche anno mi sono lanciata su un tipo di volontariato più "sociale". Con un gruppo LGBT che sostengo, pur non essendo omosessuale, seguo un progetto di assistenza ai profughi e in particolare mi occupo dell'insegnamento dell'italiano. Mi piace, è un ambiente più rilassante rispetto all'ospedale ma mi fa comunque sentire utile e mi mette in relazione con delle realtà terribili che mi aprono gli occhi sulle cose davvero tremende del mondo, eppure non placa né il senso di colpa, né il senso di inadeguatezza, né la tristezza esistenziale. Finché sono lì sto bene, come sto bene mentre lavoro o come stavo bene quando studiavo, ma quando resto sola mi torna tutto addosso e mi soffoca.
      Grazie del sostegno, comunque, ogni vostro consiglio è prezioso e speciale! <3

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    2. Scusa l'ignoranza..ma lgbt starebbe per?
      Comunque...e allora ti serve un'esperienza più forte. Il dca si combatte con sentimenti profondi e puri,gratitudine alla vita..e tanta passione. Scavare scavare e ancora scavare. Sperimentare. Siamo esseri estremamente complessi e profondi. Questo è quello che ho provato su di me. Ps.scusa per il commento doppio!!

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    3. LGBT è la sigla internazionale per indicare lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Esistono associazioni LGBT di cui fanno parte anche molti eterosessuali che organizzano attività culturali e di volontariato e cerco di fare la mia parte anche per azzerare le distanze e i pregiudizi che esistono nei confronti di questo tipo di associazioni e di chi ne fa parte.
      Comunque hai ragione, forse avrei bisogno di un'esperienza diversa. Il mio fidanzato è volontario in croce rossa, io ho fatto il corso base ma mi sono sempre limitat alle attività che non prevedessero il soccorso (fare i pacchi regalo di Natale, per esempio) perché ho paura che in una situazione d'emergenza andrei in panico e sarei più d'intralcio che d'aiuto!
      Un bacio!

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  4. Penso che una delle cose più brutte dei disturbi psichiatrici, ma soprattutto dei DCA e dei disturbi depressivi, sia il senso di colpa per il "crearsi da soli problemi che non ci sono".
    Perché per gli altri problemi bene o male si inizia ad accettare l'idea che abbiano fondamenti biologici e che quindi uno non diventa schizofrenico perché un giorno decide di diventarlo, mentre una persona con un disturbo del comportamento alimentare sarà sempre una ragazza viziata che non aveva problemi nella vita e quindi se li è dovuti creare da sola.
    Ti abbraccio e ti auguro un 2016 senza bilancia.
    Utopistico? Beh, gli auguri lo sono sempre in fondo!

    Gly

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    1. Oh, Gly, che piacere ritrovarti su blogger. Ora corro a vedere se hai aggiornato anche il blog! Mi fa davvero piacere leggere il tuo commento, come quando incontri per strada un'amica che non vedevo da tempo e la stringi in un abbraccio sincero.
      Hai ragione, il nostro problema è che i nostri problemi vengono sminuiti, snobbati, trattati con sufficienza, finché non diventano talmente grossi da non poter più essere ignorati. Ci vorrebbe più consapevolezza sui disturbi psichiatrici, bisognerebbe insegnare alle persone che non si diventa anoressiche perché si vuole assomigliare alle modelle sulle riviste patinate e che non si cade in depressione quando non si hanno problemi seri cui pensare, come credono in troppi. Forse a quel punto anche chi è dentro il problema riuscirebbe a gestirlo meglio, non dovrebbe vergognarsi di ammettere di soffrire di un dca o di depressione e di conseguenza sarebbe più propenso a chiedere aiuto senza paura di essere giudicato debole, viziato, sciocco. Io è una vita che mi sento dire che sono troppo sensibile o troppo superficiale e non so più a quale delle due ipotesi credere.
      Un abbraccio!

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  5. Euridice ho la sensazione che noi si dica un po' le stesse cose in modi diversi.
    Non so se i problemi ce li siamo creati o se sono la naturale risposta a certe situazioni, ma di sicuro parlarne non ti rende più debole, superficiale o ingrata.
    Qua in fondo non ti vede nessuno ed è chiaro che lasci fluire i tuoi pensieri, anche e soprattutto quelli dei quali ti vergogneresti in circostanze normali (accusarti di mentire, per esempio, di fronte ai desideri da esprimere).
    Penso che la sola alternativa possibile sia accettarsi e poi da lì provare a migliorarsi pian piano, senza farmaci possibilmente.
    Vivremo un'eterna altalena tra il male e il bene, ma spero che impareremo almeno a gestirla, a prenderci tutto il bene e a minimizzare il male.
    Questo è quello che dico anche a me stessa, quello che mi auguro per il futuro prossimo e di conseguenza lo giro a te.
    Un abbraccio forte.

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    1. Hai ragione, Persefone, il primo passo è l'accettazione. Perché se non comincio ad accettarmi così, imperfetta e piena di difetti come sono, non potrò mai stare bene con me stessa. Non posso imparare ad amare qualcosa che non voglio neppure riconoscere.
      Mi piace anche l'immagine dell'altalena. Io tante volte ho rubato a Schopenhauer quella del pendolo, oppure mi sono immaginata percorrere una spirale senza via d'uscita composta da curve più in alto, dove si sta quasi bene, rettilinei di noia e tornanti bassi e bui. Ma l'altalena mi piace, trovo anche che si addica ad una visione della vita più leggera, che vorrei tanto adottare per questo nuovo anno, approfittando degli inizi che sono sempre così pieni di speranze e di promesse e così lontani dal fallimento.
      Un abbraccio e l'augurio di un anno speciale!

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  6. Quanto ti capisco carissima Euridice.
    Mi lasci un senso di vuoto dopo questo post, un silenzio freddo e gli occhi lucidi.

    Nonostante i miei passi in avanti so' bene che la strada verso l'accettazione di me stessa sia ancora lontana, quanto la leggerezza che ogni tanto assaporo sia bella, ma non completa, perchè accanto all'attimo di vita ne arrivano altrettanti assai pesanti e tetri.

    Anche la mia psicologa, a suo tempo, mi ha detto che non si guarisce mai completamente dall'anoressia e della depressione. Io ho fatto finta di non ascoltarla, ma ogni giorno mi sono sempre chiesta se fossi davvero condannata a portare i loro strascichi tutta la vita.
    Ed un po' lo penso.
    Penso che le persone possano riuscire a scacciare via tali patologie, addirittura a non farle rifiorire nei momenti più bui... eppure esse saranno sempre lì nascoste dentro i nostri organi, nel cuore, nella testa.
    Come un pennarello indelebile che non potrà mai esser cancellato definitivamente.
    E non si tratta di accettare di conviverci, bensì di riuscire a farne a meno, senza però distaccarsene completamente. (Non so' se mi spiego bene, in fondo sono molto confusa pure io.)

    Il desiderio di dimagrire, o di non ingrassare, farsi rovinare la giornata da un numero di troppo sono cose assolutamente superficiali all'esterno, ma quando una mente si è focalizzata su di esse "è normale" che tenda a darne ingiustificata importanza.
    Non ascoltare chi ti giudica come una ragazza altamente superficiale ed egoista per il semplice fatto che hai tanto ma non riesci a vederlo. Ciò non significa che tu non soffra comunque.
    Il principale lavoro che hai da intraprendere per questo 2016 è l'accettazione di te stessa, dei tuoi difetti, delle tue insicurezze ed incertezze. Accettare vuol dire accogliere qualcosa. Accogli te stessa e trasforma quei lati negativi in positività... a quel punto arriverai all'agognata leggerezza!
    Tranquilla che in questo percorso... non sei da sola!

    Un abbraccio e un felice anno nuovo.

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    1. Grazie per le tue parole bellissime, Ilaria. Nelle tue parole colgo un senso di pace, di giustizia, una grande saggezza. Credo che tu abbia saputo trarre dalla malattia e dalle cose brutte che ti sono capitate quest'anno il più grande insegnamento: intestardirsi e arrabbiarsi non cambia le cose, tanto vale impiegare quelle stesse energie nell'accettarle.
      È controproducente tentare di scacciare dalla porta i pensieri deleteri che poi rientrano dalla finestra, è meglio infilarli in un cassetto e tenerli lì, a eterna memoria. Io dico sempre che la sofferenza è inutile, e lo credo davvero, ma di sicuro ci ha cambiate e non siamo più quelle che eravamo cinque o dieci anni fa, e questo non possiamo nasconderlo a noi stesse.
      Grazie per gli spunti di riflessione che mi offri! <3
      Un abbraccio!

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  8. Euridice... Le tue parole sono sempre specchio di quelle di tutte noi.
    Posso solo dire che mi ritrovo in ogni sensazione o quasi.
    Quanto senso di colpa che mi porto dietro, ogni giorno. Concordo tantissimo con il discorso fatto con Gly, i dca e i disturbi psichiatrici in generale, sono presi come un capriccio, come un problema infimo rispetto a i "veri" e seri problemi, o almeno questo è quello che ci ripetono direttamente o indirettamente gli altri. Perché io capisco benissimo cosa voglia dire ciò che tu descrivi. Non ho sofferto clinicamente di depressione, nessuno me l'ha mai diagnosticata, ma capisco tantissimo ciò che tu dici, ho sentito che i problemi come la fame, la guerra, le malattie incurabili si annullassero.
    Questo perché il peso personale che mi portavo dentro era troppo grande.
    Sono la prima a sentirmi in colpa per il mio disturbo, penso sia inevitabile, ma io percepisco realmente tutto questo come un dolore tangibile, un dolore degno di nota, un dolore lacerante. Un'esperienza che lascerà i suoi segni, così forte che mi fa "dimenticare" degli altri problemi.
    Quanto vorrei che non esistesse ignoranza sui dca e sulle malattie mentali.
    Ma penso che non si possa spiegare mai, è una di quelle cose che solo se ci vivi dentro potrai capire davvero.
    Io come te, ho sentito spesso dire che "si possono limitare i danni, si può controllare ma ci si deve convivere per sempre" e io non penso di poterlo accettare, mi sembra impossibile al momento, non riesco a immaginare una vita di punizione autoinflitta.
    Ma da una parte, so che è così.. Se a volte mi sembra impossibile accettare questo compromesso, dall'altra mi sembra di trascinarmi questa zavorra continuamente.
    Solo noi possiamo scoprire se sarà davvero così, o se a un certo punto, ci sentiremo leggere per davvero.
    Io voglio credere alla seconda opzione, che è una speranza a cui aggrapparsi, ma non ti nego che a volte sembri irraggiungibile.
    Includere nei propri desideri il "dimagrire" sempre al primo posto è una cosa che affligge anche me, e mi mette un'angoscia dentro assurda, perché sento che tutto il resto, che è la vita in pratica, ha perso totalmente di valore. Mi chiedo gli altri che sogni, desideri, speranze abbiano.
    Grazie per i tuoi post così profondi.. Come sai anche io ho e sto avendo problemi simili sulla derealizzazione/depersonalizzazione, ma per fortuna sono ancora contenuti.
    Ti abbraccio forte, e ti auguro di riuscirci almeno un po' quando è ora di spegnere le candeline, o quando vedi una stella cadente a cambiare desiderio.
    ❤️

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    1. È vero, in chi ha vissuto esperienze simili, sulla propria pelle o su quella di persone vicine, ho trovato sempre molta più comprensione. Chi ha visto qualcuno star male per un disturbo mentale sa che non si tratta di problemi inesistenti, benché invisibili, ma che di depressione e di dca si può morire, se sottovalutati.
      Non voglio dire che essere depressi sia come o sia peggio di avere un cancro, ma credo che sia impossibile mettere in scala il dolore perché per ognuno è diverso, ognuno vive le esperienze in maniera diversa, e non è comunque in alcun modo d'aiuto pensare a chi sta peggio di noi in quei momenti in cui sembra che tutto il male del mondo sia concentrato nel nostro petto e credo che tu, anche senza aver vissuto la depressione "vera e propria", abbia in mente la sensazione che descrivo.
      C'è molta disinformazione intorno ai disturbi psichiatrici in generale e ai disturbi dell'alimentazione in particolare ed è un peccato. Secondo me la tua idea di approfondire la conoscenza di questi fenomeni all'università non è per nulla cattiva, anzi!
      Un abbraccio e grazie per le belle parole! ❤️

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