mercoledì 11 marzo 2015

amici e dca, fino a che punto è lecito mentire?



Peso: 64,5 kg

Oggi è il compleanno di una delle mie più care amiche, S., che secondo me è bellissima ed ha una sensibilità superiore alla media e io ho sempre voluto essere bella come lei. Per festeggiare siamo andate a pranzo da Cioccolati Italiani, una catena di gelaterie/pasticcerie che offre anche un ristretto ma sfizioso servizio ristorante la cui specialità è la pasta al cacao - so che può suonare disgustoso, e in effetti sulle prime anche io non ero molto convinta, ma è praticamente pasta normale nel cui impasto viene aggiunto del cacao amaro e non sa di cioccolato, ha un sapore molto speziato, più che altro, ma non è dolce né niente del genere – e abbiamo diviso due piatti diversi, come facciamo spessissimo, così possiamo assaggiare due cose anziché una sola.  
Io e lei ci siamo conosciute all’università, nelle primissime settimane, e nel corso degli anni siamo diventate inseparabili. In triennale abbiamo dato gli stessi esami negli stessi giorni (per poterli preparare insieme) e prendendo quasi sempre gli stessi voti! Ci siamo laureate nella stessa materia (anche se con tesi diversissime) lo stesso giorno e con lo stesso voto e ci siamo iscritte allo stesso curriculum in magistrale. Detto così sembra quasi inquietante, me ne rendo conto, ma in realtà non siamo di quella razza di amiche simbiotiche che si esauriscono l’una nell’altra e vivono relazioni intense ed autoreferenziali con pochissimi contatti con l’esterno, è “soltanto” una delle due persone con cui ho più legato all’interno del gruppo degli amici  dell’università ed è sicuramente una delle mie confidenti più fidate, la persona cui penso subito quando devo raccontare qualcosa a qualcuno.
Le voglio un bene dell’anima e sento che la nostra amicizia non finirà se e quando le nostre strade dovessero separarsi, eppure io non sono mai stata totalmente sincera con lei. Ci sono cose del mio passato (e in parte del mio presente) che non sa e che, e forse questo è ancor più grave, non voglio che sappia.
Ad esempio non sa nulla del mio dca. O meglio, sa qualcosa e forse sa che c’è altro che non le ho detto, ma non hai mai chiesto e io non ho mai raccontato nulla di specifico. Non perché tema il suo giudizio o abbia paura di essere controllata, è solo che…avete presente quando vi viene in mente una cosa da dire durante una chiacchierata tra amici ma poi il discorso prosegue e prende un’altra direzione e voi decidete che non ha più senso dire la cosa che avreste voluto dire, perché sarebbe ormai fuori luogo? Ecco, io mi sento così.
È come se l’occasione per parlare dei miei problemi con il cibo fosse arrivata, tempo fa, e io l’avessi persa. Poi sono successe altre cose, troppe altre cose per poterla recuperare. Come il fiume che porta ad ogni piena i suoi detriti e i detriti vecchi vanno sempre più a fondo e diventa impossibile tirarli fuori; che poi, il detrito-dca è un masso bello grosso e si porterebbe dietro un bel po’ di altre cose e finirebbe per provocare una valanga. Disturbi ossessivo-compulsivi, ipocondria, depressione, persino un periodo in cui compravo in maniera incontrollata (in America chi soffre di questo disturbo è chiamato ‘shopaholic’, in Italia il mio analista l’aveva semplicemente inserito nel corollario delle manie ossessivo-compulsive), anoressia, bulimia, insonnia e psicofarmaci.
Troppa roba per tirarla fuori così, di punto in bianco. Se le raccontassi tutto sui miei anni del liceo alla fine della conversazione sarei una persona diversa ai suoi occhi. Voglio essere per lei quella con cui si è rotolata al parco stretta in un lenzuolo, non quella che si è scolata una boccetta di guttalax perché per sbaglio aveva ingoiato una cicca e sulla confezione non c’era scritto se contenesse calorie.
Ora, ridimensioniamo un attimo la cosa: non è che con lei fingo di essere un’altra persona. Semplicemente, ho limato alcuni aspetti del mio disturbo. Negli anni, soprattutto nel periodo in cui s’era unita al gruppo la ragazza di cui ho parlato qualche post fa, mi è capitato di raccontare qualcosa, ma stando bene attenta a rimanere nel campo del raccontabile. Sì, al liceo vomitavo tutte le mattine per l’ansia (e per dimagrire). Non mi piace molto prendere la metro (una volta ho avuto un attacco di panico così violento che ho quasi perso conoscenza). Quando avevo diciott’anni ero molto più magra (ma stavo diventando calva).
Il punto è che quando ho cominciato l’università ero in una fase di totale rifiuto del passato. Volevo aprire un capitolo nuovo della mia vita, lasciarmi tutta la merda alle spalle, essere una persona nuova. Agli occhi dei nuovi amici che mi sarei fatta non volevo sembrare una pazza problematica, volevo essere una persona simpatica e alla mano, essere l’anima della festa, quella che organizza le serate, fa inviti a cena e dice sempre sì alle proposte. Ed ha funzionato talmente bene che le persone con cui ho pranzato il primo giorno di lezioni sono le stesse con cui ho pranzato oggi e le stesse con cui spero di pranzare il giorno in cui andrò a vivere da sola, il giorno in cui annuncerò loro che mi sposo o che aspetto un figlio.
Però io questo non lo potevo sapere. Io all’epoca pensavo sì di fare molte amicizie, ma credevo che sarebbero state amicizie superficiali, che avremmo parlato di professori e compagni di corso e tesi di laurea e saremmo andati a ballare insieme, non che avremmo conosciuto le rispettive famiglie, saremmo andati in vacanza insieme, avremmo aspettato l’alba sotto le stelle raccontandoci i nostri più grandi sogni e le nostre più grandi paure. Non pensavo, quindi, di dover dire loro tutta la verità. E ora non posso più farlo, perché non è una cosa che puoi raccontare così, quando finiscono gli argomenti di conversazione a cena.
E a S. racconterei tutto, ma non che ho saltato la cena. E alle volte non capisco se questo mini alla base la nostra amicizia o se faccia semplicemente parte di quei segreti che ognuno di noi ha e che può permettersi di non rivelare al mondo.
(Scusate per l’esposizione un po’ confusa, ho cercato di fare una sintesi per non scrivere un post troppo lungo ma ho paura di aver sacrificato un po’ la comprensibilità della faccenda.)

14 commenti:

  1. Ciao :)
    Ti capisco perfettamente!
    Ci sono cose difficili da raccontare, ma in verità anche nei momenti più opportuni...

    Z.

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    1. Forse hai ragione, forse non esistono momenti opportuni per raccontare cose di questo genere.
      Eppure, boh, a volte mi sento così in colpa...
      Un bacio!

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  2. Sai bella, anche io non ho mai detto alla migliore amica nulla di inerente al mio rapporto col cibo.
    Mi sento in colpa, sì, sento di non essere sincera al 100%...ma negli anni, ogni volta il discorso prendeva una piega diversa, e io non volevo rovinare il momento... O lei mi parlava di un suo problema , ed io non volevo ammorbarla coi miei, o la giornata per me era positiva è non avevo voglia di pensare alle mie paturnie.
    Insomma, non so se "dovremmo" dire tutto, se possiamo tacere alcuni aspetti del nostro carattere e considerarci sincere lo stesso, se arrabbiarci perché gli amici più vicini non capiscono da soli e non chiedono... È una questione complessa, e secondo me ognuno deve comportarsi come il proprio istinto suggerisce.
    Ti mando un abbraccio

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    1. Già sapere di non essere la sola mi fa sentire meno in difetto. Si sa, mal comune mezzo gaudio. Non proprio gaudio, in questo caso, ma almeno un certo sollievo.
      Ogni tanto, quando i discorsi prendono certe pieghe, vorrei trovare il coraggio di confessare, ma poi succede sempre qualcosa e alla fine rimando. In realtà io stessa forse faccio succedere delle cose che spostino il centro del racconto perché non sono pronta a dire la verità. E a volte ho anche la sciocca sensazione che, quando sto con persone che non sanno che sono stata male, sto meglio, come se non fossi mai stata male per davvero. È assurdo, lo so!
      Un abbraccio!

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  3. Anche io ho un amica con cui ho fatto tutte le scuole, quella che si é sposata, capisco il rapporto di sintonia che si crea :)
    Xo non ti ciucciare xke non sei stata lì a dirgli tutto di te, come dici volevi lasciarti tutto alle spalle e quando ti sei sentita pronta a parlarne "non era più il caso".. Ma forse un giorno troverai un momento x dirle "sai al liceo non ero come mi hai conosciuto, ho avuto problemi col cibo e con me stessa" e le racconterai tutto quello che ti senti di raccontare.. :)
    Alla fine non le stai mentendo, xke sei una persona diversa dal liceo, forse proprio xke la vivi come una bugia o un nascondere qualcosa ti é così difficile trovare il momento giusto, ma sono sicura che invece capirà i tuoi passi avanti e xke x un po' neanche hai voluto parlarne

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    1. Come dicevo ad Anais, a volte ho l'impressione che il fatto di essermi presentata loro come una persona diversa mi abbia resa davvero una persona diversa. Ti faccio un esempio: a novembre del 2010 era il compleanno di una ragazza del nostro gruppo e mi ha invitata anche se ci conoscevamo da un mesetto. Loro abitano in un'altra città, a una ventina di km, e dovevo andarci da sola, di notte, e non sapevo dove fosse il locale ed era un aperitivo con tutti i suoi amici sconosciuti, una situazione che solo qualche mese prima mi avrebbe mandata in crisi e non sarei mai andata, ma dato che mi ero presentata come una persona diversa e non potevo inventarmi una scusa perché non sarebbe stata coerente con il mio "personaggio" sono andata e mi sono divertita tantissimo! È stata una delle prime sere felici dopo tanto tempo ed ho l'impressione che se fossi stata sincera non mi sarei mai lasciata andare così con loro. È complicato, lo so!
      Un bacio!

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  4. Da parte mia posso dirti ke solo alcune delle mie amiche sanno veramente, e ho avuto più facilità e conforto cn e da ragazze musulmane (nel mio corso siamo 50 e 50) piuttosto ke da cristiane. In base alla loro reazione qnd sn tornata a settembre del 2o anno palesemente dimagrita (deperita)....da' li ho scelto, alcune si sn fermate al "eh guarda ke figa ke e' diventata, è proprio pronta a trovarsi 1 altro uomo!!!" ...altre (poche) sn venute a chiedermi COME STAVO cn il coraggio di guardarmi negli occhi e nn nella taglia dei jeans....io nn ho problemi a nascondere i miei problemi agli amici...ma solo se vedo in loro intelligenza....dunque si, ci sn vari livelli di amici....xo' sn sicura ke 1 rapporto cosi bello cn qst amica sia 1 garanzia x te: aprirti ulteriormente cn lei cimenterà ancora di più la vs amicizia. Se ti è accanto da così tanto ha già fatto la sua scelta di "sorellanza" ;)...potrebbe sentirsi onorata della tua confidenza!!

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    1. Dici? Perché a volte io ho l'impressione che possa in qualche modo rimanerci male perché non gliel'ho raccontato prima o addirittura rimanere delusa da me come persona perché sono stata poco coerente. Però, boh, invece a me mette tantissima ansia parlare di queste cose con i miei amici. Come ho detto altre volte, nessuno sa quanto peso, che taglia porto, e quando mi chiedono cosa ho mangiato mento quasi sempre, sia per aumentare le dosi quando per esempio ceno con uno yogurt, sia per diminuirle quando sento di aver esagerato e mi vergogno a sembrare una vacca obesa. So che non essere sinceri è un ostacolo nelle amicizie ma in questo campo io non sono sincera neanche con me stessa!
      Un bacio!

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  5. Sai ho trovato molto più bello sentirmi rispondere:" Allah ha 1 suo disegno x ciascuno, e a chi da' sofferenza nn dimentica mai di dare ricompensa l'uomo nn puo' sapere ma Dio si"....piuttosto ke "oooooiihhh ma sei troppo figa, ke dieta hai fatto? Dimmi ke prendo nota" . Le stesse amiche del primo caso nn hanno più smesso di domandarmi cm sto e di ricordarmelo ogni volta ke ci vediamo :)

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    1. Non so se sia una questione di fede, magari quelle che si sono fermate a quei commenti sciocchi sono solo delle persone superficiali indipendentemente dalla loro religione. Sarà che io sono tendenzialmente atea e che tutti i religiosi che ho incontrato non mi hanno mai fatto una bella impressione (tutti bigotti e falsi moralisti, nella mia esperienza) ma non penso che la religione possa rendere una persona più o meno carina. Se sei stronzo puoi pregare tutti gli dèi che vuoi ma stronzo rimani! :)

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  6. Mi sento molto vicina a questo post. Io ho raccontato dei miei problemi solo a 3 persone, tutte molto care, ma non a quelli che sono i miei due amici di più lunga data (metà dei miei anni di vita, precisamente) e di più intenso affetto. Ho spesso accarezzato l'idea di parlagliene, e poi l'ho accantonata per due ordini di motivi differenti:
    -Per la prima credo che cercherebbe di aiutarmi, ma forse maldestramente? Siamo molto diverse (l'adoro per questo), anche per sensibilità. Non voglio aiuto maldestro, e neppure mirato. Non ne sento il bisogno ora. E come dici tu, voglio essere "pensata" da lei in un altro modo.
    -Al secondo, che è una persona incredibilmente sensibile, credo che darei un dolore non necessario. Si chiederebbe perché non gliel'ho detto prima e forse si sentirebbe anche in colpa.
    Ma non credo che questa omertà sminuisca in alcun modo il nostro rapporto. Loro mi danno già esattamente ciò di cui ho bisogno: affetto, amicizia e comprensione.
    E' come se corressi una maratona, e mi stessero già incoraggiando. Non c'è bisogno che sappiano che ho anche i vesciche ai piedi, mi stanno già vicino così.

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    1. Io non ne ho parlato a S. per un mix tra i due motivi che descrivi tu: perché voglio che lei pensi a me diversamente e perché è una persona molto sensibile e ho paura di farla soffrire senza motivo, non voglio che abbia paura per me e non voglio neppure che soffra perché non gliel'ho detto prima e che pensi di non essere stata una buona amica per non essersi accorta di qualche segnale che inevitabilmente mi sarò lasciata sfuggire in questi anni.
      In compenso anche a me è capitato di parlarne con un paio di persone con cui ho rapporti meno intensi,'forse proprio perché temo di meno di compromettermi, chissà!
      Un bacio!

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  7. CIao Euridice, non ti sentire in colpa di non aver detto tutta la verità, non reputarti una persona "falsa".
    Capisco bene il tuo discorso sul"fuori luogo" di un argomento così importante, in una conversazione normalissima. E' difficile finire a parlare di ciò, scrollarsi di dosso le amare confessioni, i periodi più bui, riuscendo ad essere chiara, a farsi capire da chi ci sta' di fronte.
    Non è per nulla facile, è vero.
    Tuttavia non penso che il momento giusto se ne sia andato del tutto, semplicemente sta a te ricrearlo, cercare uno spazio vostro, tuo, in cui parli del tuo problema. Magari anche una lettera per iniziare, per farti sentire "più a tuo agio" e introdurre più facilmente l'argomento. Poi parlarne a voce, faccia a faccia, verrà da sè.
    Ti dico questo per due motivi:
    - Se io fossi al posto della tua amica, essendo molto legata a te, vorrei essere al corrente di tutto. Di tutto ciò che riguarda la tua vita, perché un rapporto di amicizia non è soltanto ridere, scherzare, ballare, persino scrollarsi di dosso i nostri tormenti, le nostre paura, affrontandole con qualcuno accanto che fa il tifo per noi. E io (tua amica) desidererei aiutarti in tale impresa.
    - Non ho più amiche strette, da quando il DCA ha fatto il suo corso, io e loro siamo scappate a vicenda, e adesso mi ritrovo sola, con tanti conoscenti, ma sola per confidarmi davvero con qualcuno. Sola con la sensazione che non ho amcii su cui poter contare veramente e poter confessare le mie debolezze. Mi vergognerei a farlo, okay, ma sarebbe bellissimo. Per cui se hai la possibilità, secondo me, "devi" farlo.

    Un abbraccio.

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    1. Sai, ho riflettuto a lungo su cosa vorrei che facesse lei se i ruoli fossero invertiti, ed anche io ero arrivata alla conclusione che, in effetti, io vorrei che lei si aprisse completamente a me e mi dicesse tutto quello che pensa e prova perché se non lo facesse mi sentirei in qualche maniera "non all'altezza" come amica, ma anche questo mi frena. Questa mia amica è una persona stupenda ma che si sottovaluta molto, è sempre convinta di non piacere, di non essere abbastanza, e ho paura che possa vivere la mia confessione tardiva come una prova del fatto che lei non sia una brava amica, che non sia stata in grado di spingermi ad aprirmi a lei prima e non voglio che si senta in colpa, mi sento già abbastanza in colpa io. Vorrei solo averglielo detto anni fa, così ora non mi troverei in questa situazione che ogni tanto mi crea ansia, perché ho paura che qualche segno possa tradirmi.
      Un abbraccio e grazie del consiglio!

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