lunedì 20 luglio 2015

genitori e DCA

Mia madre che torna dalle vacanze e mi chiede se, in sua assenza, abbia mangiato abbastanza. 
"Sei dimagrita ancora, non dimagrire troppo. Al liceo eri troppo magra."
"Al liceo" è un'indicazione temporale vaga ma sappiamo bene entrambe a cosa si riferisca, nello specifico. Mia madre non parla volentieri del periodo dell'anoressia. Anzi, a dire il vero l'argomento dca è diventato tabù in casa, come se bastasse non parlarne per cancellarlo del tutto.
Credo che lo faccia perché si sente in colpa, o se ne vergogna, o un po' entrambe le cose. 
Quando incominciai a stare davvero male e gli svenimenti divennero troppo frequenti per essere ignorati mia madre mi portò dal medico dicendo che avevo dei problemi di pressione. Portai l'holter pressorio per qualche giorno, ma il verdetto del medico fu di altra natura. "Sua figlia è gravemente malnutrita, signora, ma non se n'è accorta?" Mia madre, punta sul vivo (non c'è offesa più grande per una madre che essere tacciata di scarsa attenzione) minimizzò spiegando che avevo fatto una dieta, avevo perso un po' di chili, forse avevo un po' esagerato, come fanno sempre i giovani quando si lasciano trasportare dalle cose che gli piacciono.
"Non è uno scherzo. Di queste cose si muore." Il medico non era in vena di leggerezze e mia madre, con il suo atteggiamento naïf, doveva sembrargli una pazza incosciente. "Posso consigliarle il nome di qualche centro..."
Ma mia madre lo fermò dicendo che non voleva intrusioni nella nostra vita privata, che ci avrebbe pensato lei. Invece ci avrei pensato io, di lì a qualche settimana, a rimettermi in riga. 
Lei invece non affrontò mai più l'argomento, tranne una mattina, in macchina, mentre tornavamo da scuola, ché non prendevo più il pullman per non rischiare di dover stare in piedi, quando mi chiese, a bruciapelo: "Ma tu non hai paura di morire?"
Certo che avevo paura di morire. Come ho raccontato più volte, è stata la paura di morire a salvarmi la vita, o meglio, la paura del dolore: non sono mai stata molto coraggiosa e il dolore fisico mi spaventava troppo. Per non parlare dell'idea di essere ricoverata, riempita di tubicini, costretta a letto con aghi da tutte le parti. Forse se avessi pensato di poter morire senza dolore non ne avrei avuta tanta paura, ma nella mia ingenuità di diciottenne mi ero immaginata una morte lunga e dolorosa fatta di agonia e consunzione e ne avevo paura, certo.
"Ho anche paura di vivere" le risposi, però, perché sentivo di doverle una spiegazione per la mia scelta di autodistruggermi.
"Adesso dici così perché sei stressata, ma finita la scuola starai sicuramente meglio."
Non capivo, e non capisco tuttora, se volesse rassicurare me o lei stessa. Si era convinta che la radice della mia sofferenza fosse la scuola, quella scuola che pretendeva troppo, e io che mi condannavo a lunghissime sessioni di studio dimenticandomi persino di mangiare. Lo raccontava a tutti quelli che facevano qualche osservazione di troppo sul mio corpo, sul mio viso spento, sulle ossa che sporgevano da ogni parte. Era il suo modo per proteggermi, forse, o per proteggere il suo ruolo di madre. 
La mamma di M., la mia amica anoressica, mi ha confessato un giorno che lei ha vissuto l'anoressia della figlia come un fallimento personale. Perché il primo è principale scopo di una madre dovrebbe essere quello di rendere i propri figli felici e lei sapeva di non esserci riuscita.
Forse mia madre provava lo stesso sentimento di disfatta e di impotenza - dove aveva sbagliato? Come rimediare? - e quindi preferì fingere per non dover ammettere il suo fallimento.
È stata anche fortunata, per certi versi, perché in effetti con la fine della scuola quell'anno arrivò anche la mia decisione di smettere di fare la fame e lei poté raccontare a tutti, trionfante, che finita la scuola mi stavo rimettendo in salute. E il picco della bulimia, con i bruciori allo stomaco e all'esofago, sarebbe arrivato in concomitanza con la maturità, offrendole un nuovo alibi per giustificare la mia "ricaduta". Ha talmente enfatizzato il mio stress-da-scuola che ancora oggi mio nonno mi saluta sempre con un "non studiare troppo, eh!". 
Dovrei avercela con lei perché è stata superficiale, forse. Dovrei essere arrabbiata perché ha sottovalutato il problema e perché se fosse stata più attenta, più presente, forse ora sarei guarita "meglio", sarei guarita "di più", sarei guarita del tutto. Eppure io la capisco. Capisco la frustrazione, soprattutto, di non essere riuscita a diventare una madre migliore di sua madre, una donna fredda, austera ed egoista, una nonna insolita, avara di complimenti e di gentilezze, che anche se non esce più di casa da anni mi ha negato la sua borsa di Chanel (che volevo in prestito, non in regalo!) dichiarando che andrà con lei nella tomba e non vuole che si rovini, per non fare la figura della barbona in paradiso. Sì, ha proprio detto così.
Mia madre è stata una brava madre, forse quand'ero più piccola troppo distante, di quella permissività che sembra quasi indifferenza, poco affettuosa. È inevitabile: anche se disprezziamo l'educazione che ci è stata impartita, finiremo per commettere gli stessi errori sui nostri figli o per esagerare nel senso opposto per contrasto (così mia zia ha straviziato sua figlia rendendola una ventenne insoddisfatta e infelice).
Comunque io ho sempre voluto bene a mia madre ed è anche per lei che ho scelto di guarire. In una delle mie fantasie malate mi ero figurata il mio funerale e il suo dolore nel dover raccontare a tutti che avevo avuto più paura della vita e della morte. Mi sono sentita in colpa, e ho buttato il diario alimentare sul quale segnavo i progressi verso i 39kg. 
So che non si guarisce con i sensi di colpa, me l'avete già detto, e non ho ancora capito se sono stata troppo altruista o troppo egoista nella mia vita, fatto sta che quando il mio fidanzato parla di filiare io penso sempre che sarei una pessima madre. Troppo perfezionista, troppo incontentabile, troppo suscettibile, troppo ansiogena, troppo autoreferenziale per crescere figli equilibrati e felici. E io non voglio mettere al mondo altre persone infelici, il mondo ne è già saturo.

26 commenti:

  1. Anche io non voglio diventare madre.per lo stesso motivo.rovinerei mio/a figlio/a e non posso permettere che paghi per le colpe di mia madre..di mio padre..
    tua madre può solo ringraziarti...
    hai fatto in modo che il rancore non prendesse il sopravvento distruggendo ma distruggendoti....
    cosa che ho fatto io..so che non perdono...
    ma questo trincerarmi dietro al rancore fa il gioco della malattia......
    e ne sono consapevole...
    'arrendersi'è una vittoria molto più intelligente..

    un abbraccio!

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    1. Il rancore è la via più facile, nella maggior parte delle situazioni, ma difficilmente è anche la più efficace. Soprattutto ha la grande pecca di ritorcersi contro chi la imbocca, soprattutto in questo caso. Usare la malattia come una vendetta, come un "ecco, guardate cosa mi avete fatto!" può anche fare del male agli altri, ma più di tutto farà del male a te. Gli altri potranno sentirsi in colpa, ma continueranno a vivere comunque.
      la vendetta migliore contro chi ci ha fatto soffrire è guarire, credimi.
      Un bacio!

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  2. Provo una profonda, immensa empatia per i genitori di noi tutte. Anche loro sono spesso vittime, senza colpe se non nelle manchevolezze e nelle fragilità che sono proprie di ogni essere umano... se fanno del loro meglio, non portare rancore. È davvero una sofferenza che forse noi non possiamo capire appieno quella di "aver sbagliato" con un figlio.

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    1. Anche io provo grande empatia per loro. Credo sia una conquista dell'età. Fino a qualche anno fa mi dispiaceva, sì, ma ero molto più propensa a vedere gli errori, le manchevolezze, nel comportamento di mia madre. Ora che ho l'età in cui potrei accettabilmente diventare madre anche io sono molto più indulgente e comprensiva e incline a cogliere i gesti buoni e a dimenticare quelli più maldestri. È la saggezza della "vecchiaia", si sta avverando la profezia degli adulti che quando eravamo piccoli ci giustificavano ogni apparente ingiustizia con "quando sarai grande capirai".
      Un abbraccio

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  3. Cara, un post difficile questo.
    non posso comprendere del tutto la storia con i genitori, perché ho vissuto molto diversamente, sia il rapporto coi miei che il rapporto col cibo ... Ma condivido pienamente la tua riflessione finale.
    E ho tanta paura: perché io, ben più grande di età, dovrei anche "sbrigarmi" se voglio un figlio, ma sono terrorizzata all'idea proprio per le paure che hai così ben espresso. Figlia di una madre che ho adorato, ma che mi ha lasciato troppo presto (e sono convinta di non aver superato del tutto questa mancanza), sono certa che sarei una pessima madre. Troppo perfezionista, gelosa, invidiosa, eccessivamente lunatica e impaziente ... Eppure vorrei così tanto una famiglia! :-(

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    1. Io, lo confesso, per ora non ho sviluppato neppure un briciolo d'istinto materno. Quando sento le mie coetanee che hanno già procreato dire che per loro non andare in vacanza per accudire il pargolo, passare il sabato sera sul divano e avere sempre i vestiti sporchi di pappette non è un sacrificio perché le gioie che la maternità ha regalato loro sono immensamente più grandi di una serata con gli amici o di un viaggio in estremo oriente non riesco a convincermene. Forse sono troppo egoista, troppo indipendente, troppo avida di esperienze, troppo insensibile. Forse anche troppo giovane, magari con gli anni cambierò idea.
      Comunque io non condivido mai l'idea di doversi sbrigare, non c'è una data di scadenza, si può avere un primo figlio anche alle porte dei quaranta, l'importante è sentirsi pronti (esserlo no, quello secondo me non accade mai!)
      Un bacio!

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  4. Questo post mi ha commossa. Mi sono immaginata la stesura di queste parole come un fiume in piena, come una cascata di emozioni. Mi hai fatto molto riflettere, sul mio ruolo di figlia ed inevitabilmente su mia madre. Quello che hai scritto sono cose sulle quali anche io ci ho pensato, eppure mi hanno colpito come se fosse la prima volta che le sentissi.

    Ti ringrazio per queste tue parole.

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    1. Oh, sono contenta e colpita di averti così toccata con il mio post. Non parlo spesso di questioni così intime ma mi capita di leggere di frequente che tra le cause dell'anoressia c'è una figura materna troppo invadente o troppo distante, troppo esigente o troppo assente, comunque sbagliata, e mi sono chiesta quanto sia doloroso leggere queste condanne per una madre che ha vissuto il dca di una figlia.
      Un bacio!

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  5. Ho letto con vero interesse il tuo post, ma mi sono messa nei panni di tua madre, dato che sono una madre anche io. Devo dire che ho una leggera (per non dire forte) inquietudine addosso...

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    1. Mi dispiace averti inquietata...non era assolutamente mia intenzione! Anche io ho scritto questo post cercando di mettermi nei panni di mia madre, ma non credevo di generare inquietudine, speravo solo di invitare a non essere troppo dure con le proprie madri, spesso sentire come corresponsabili della malattia.
      Un abbraccio!

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    2. Nono stella non ti scusare anzi penso mi abbia fatto bene leggere il tuo post!!

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  6. Caspita, è il primo post tuo che leggo e devo dire che ti capisco al 100%.

    Le tue parole mi fanno pensare ai miei pensieri, al mio rapporto con mia mamma, che dopotutto, da quello che sono riuscita a capire da quello che hai scritto in questo post, è molto simile al tuo.
    Anche io mi sono immaginata il mio funerale e la sua reazione al riguardo, curiosa di sapere se avrebbe finalmente ammesso o capito quello che stavo passando oppure avrebbe fino alla fine fatto finta di niente.
    Allo stesso modo, tanto spesso il mio masochismo si è fermato proprio per un senso di colpa nei suoi confronti. Come hai detto non si guarisce con i sensi di colpa, infatti l'ho sempre vissuta più come una restrizione che come un incentivo alla guarigione.

    Scusa ho divagato.... In ogni caso da oggi comincio a seguirti.
    Un abbraccio
    Ty

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    1. Sì, è inevitabilmente una restrizione, però se l'alternativa è lasciarsi morire di fame trovo che sia già un appiglio utile. Mi sono sentita dire tante volte che devo guarire per me, che devo imparare ad avere un rapporto sano con il mio corpo per me, non per il mio fidanzato o per i miei genitori o per i miei amici, ma il dca è la misura del mio disprezzo per me stessa, mi risulta difficile pensare di liberarmene per me, perché io non credo di meritare nulla, tanto meno la guarigione, tanto meno la felicità, che passa necessariamente per la guarigione.
      Perciò, per ora, anche se so che è un palliativo, mi accontento di cercare di stare bene per gli altri.
      Un bacio e grazie per essere passata!

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  7. Sai tante volte ho pensato le tue stesse cose..la tua espetienza è simile alla mia,i miei genitori non hanno mai preso i miei problemi molto seriamente o meglio mia madre ci ha provato molto timidamente dicendomi che se non volevo parlarne con lei potevo parlarne con qualcun'altro e mi ha dato il numero di una psicoterapeuta ma non ho mai chiamato..mio padre solo un discorso lunghissimo sul fatto che non potevo condannare la loro vita con questo mio comportamento di smetterla e trovare una soluzione! Io avvolte ho pensato perché non hanno fatto qualcosa di concreto?! Perché al posto di sgridarmi e fare cose come sequestrarmi la bilancia non mi hanno portata con la forza in qualche centro o da uno psicologo?! Però poi capisco anche che se hanno reagito così è perché si sono ritrovati impotenti di fronte a questa situazione che sono essere umani anche loro e come tali sbagliano e non sempre sono in grado di affrontare certe situazioni complicate..non esistono genitori perfetti ma genitori che in un modo o nell' altro ti stanno comunque vicini succeda quel succeda si!mio padre è sicuramente un egoista e forse se devo essere sincera qualche colpa gliela attribuiscono ma capisco che entrambi ci hanno sofferto sopratutto mia madre e so che mi vogliono bene!
    Comuqnue penso che non dovresti porti il problema di poter essere una cattiva madre..se mai vorrai un figlio sono sicura che lo amerai e cercherai di crescerlo al meglio con tutti e tuoi pregi e difetti e lei a sua volta crescerà col suo carattere che sarà ovviamente condizionato dal tuo ma non potrai mai sapere cosa ne uscirà fuori è così che va avanti il mondo! E la cosa più importante di tutte e volersi bene ed esserci sempre..
    un abbraccio:*

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    1. Credo che il nostro errore, determinato dalla lente deformante dell'infanzia, sia pensare che i genitori non possano mai sbagliare, che siano programmati per agire sempre nel migliore dei modi possibile, per essere sempre giusti e corretti. Sottovalutiamo la loro inevitabile umanità, li pensiamo come se fossero delle entità sovrumane immuni da errori e solo crescendo ci rendiamo conto che non è così e che i nostri genitori alla fine non sono molto diversi da noi, con le loro debolezze e le loro manchevolezze, i loro dubbi.
      Chissà se trascinarti in un centro sarebbe stata la cosa migliore. Chissà se, invece, non sarebbe apparsa come un'imposizione dall'alto, una sfida alla quale rispondere col tentativo di dimagrire ancora di più, per dimostrare di essere più forte di qualsiasi centro, di qualsiasi medico. Le dinamiche in gioco in situazioni di questo tipo sono molte e non facili da scoprire, perciò capisco la difficoltà di chi vorrebbe aiutarci ma non sa da che parte cominciare. L'importante è non trincerarsi nel vittimismo e apprezzare gli aiuti, anche quando sono maldestri.
      Un bacio!

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  8. Crescere un figlio non significa crescerlo in maniera perfetta, in realtà nella vita non bisognerebbe mai pretendere la perfezione perchè non si arriva da nessuna parte. I genitori, beh, sono persone. Se penso che IO avrei l'etá per poter essere genitore mi viene da ridere. Alla mia età mia madre aveva una bambina di due anni, me. Mia madre è una persona, proprio come me e penso abbia avuto una vita più difficile della mia. Mio padre mi somiglia molto e immagino anche lui alla mia età. E non credo che ora siano cambiati di molto. Se penso che addirittura loro non sanno niente dei miei problemi! Non sono mai arrivata a un peso tale da sembrare malata, dico sembrare, non essere, e quindi nessuno sa niente, vivevo già fuori casa quando ho iniziato a fare diete su diete. Io non so perchè tua madre faccia finta di niente ma posso immaginare cosa farei io. Non saprei dove mettere le mani. Non è nella mia natura abbracciare mia figlia e parlarle liberamente di una cosa del genere perchè poi dipende tutto dalla figlia che ti trovi davanti. Come non sarei capace di fare questo come madre, non sarei capace di accettarlo come figlia. Un abbraccio e delle lacrime mi farebbero innervosire. E poi mettici tranquillamente anche la "vergogna", tra virgolette, il pensiero che i vicini di casa parlino dell'argomento, che la giudichino, e che, forse più importante, giudichino sua figlia.
    Quindi ecco, non aver paura di avere dei figli perchè temi di fare gli errori dei tuoi genitori perchè tanto una vita senza errori non esiste, e grazie per avermi fatto riflettere su tutto questo.
    Mi è anche molto piaciuta la naturalezza con cui hai spiegato i motivi del tuo voler smettere di perdere peso. Motivazioni così chiare che fanno capire che bella persona sei, spiegate così bene che mi hanno fatta commuovere

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    1. Hai perfettamente ragione. Ogni volta che qualche mio amico si lamenta dei propri genitori io li rimprovero sempre: "perché pretendi che i tuoi genitori siano perfetti? Non ti darebbe fastidio se fossero loro a pretendere dei figli perfetti?". I genitori sono persone, prima che genitori. Forse io sono diventata troppo indulgente, mi sono assunta anche troppe colpe, ma mi sento molto solidale con quei genitori che si ritrovano sbattuti in faccia i problemi dei loro figli dei quali gli tocca pure prendersi le responsabilità. "Si sa che se una ragazza soffre di anoressia è colpa del rapporto con la madre" si sente dire in giro, e quando lo sento penso sempre a cosa possa pensarne mia madre, che nel suo piccolo ha sempre cercato di fare del suo meglio, e che se ha sbagliato non l'ha fatto certo con la volontà di ferire.
      Chissà che tipo di madre sarò io, se e quando lo sarò! ;)
      Un bacio!

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  9. Questo post mi è piaciuto tantissimo!
    Mi è capitato spesso di pensare ai miei genitori, all'anoressia, a tutto il caos che ho aggiunto rispetto a quello gia' presente in casa...
    Credo di avere degli ottimi genitori, ai quali non ho da ridire niente se non l'essere stati poco presenti durante la mia crescita e l'adolescenza.
    Ma non è una loro colpa. Non è di nessuno, non essere presenti per accudire, aiutare, provare a curare l'altro figlio è la cosa più giusta che potessero fare.
    Ne ho sentito tanto la mancanza, ma credo che l'anoressia rappresenti un mix di mancanze accumulato nel tempo, un gigantesco fallimento personale di me stessa, non di nessun altro.
    Ed anche mia mamma, come quella della tua amica, si è convinta che ha sbagliato tanto - se non tutto - lei, maledicendosi e cercando di starmi più vicina possibile dal ricovero.

    Ho ricominciato a mangiare, a tentare di vivere quando ho raggiunto il picco di distruzione fisico e mentale, ed in particolare quando ho osservato gli occhi di mia madre e di mio padre.

    Affranti, distrutti, bassi, tremendamente addolorati, stanchi, freddi.
    Ho sentito il cuore in gola, l'idea di causare sofferenza agli altri mi ha disturbata tanto. E lo fa pure adesso.
    Vorrei tanto fare del male solo a me stessa, non intaccare nessun'altro.
    Eppure di riflesso qualcuno tocca sempre.
    Ecco la ragione per cui lotto... per cui un giorno cado, arranco e l'altro stringo i denti.

    Un abbraccio!!!!

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    1. Posso solo immaginare come si siano sentiti in colpa i tuoi, che avranno temuto di averti fatta sentire abbandonata e trascurata mentre loro, inevitabilmente, dedicavano la maggior parte delle energie a tuo fratello. Saranno divorati dal rimorso, dai "se" mancati. E capisco che ti dispiaccia provocare loro quest'ennesimo dolore, anche io mi sono sempre chiesta perché non potessi soffrire da sola, senza che la mia sofferenza trascinasse nel baratro amici e famigliari. Perché devono tutti preoccuparsi per me? Perché devo far preoccupare tutti? Vorrei non dover condannare nessuno a condividere il mio dolore, ma dato che non posso mi tocca tentare di uscirne, o di nasconderlo.

      Un abbraccio!

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  10. Questo post mi ha fatto riflettere davvero tantissimo, non riesco a immaginarmi domani, e ho davvero paura nel caso avessi un figlio come mi comporterei nei suoi confronti, ho paura di imporgli troppo, di essere troppo rigida e mi domando allora se voglio un figlio e se mai lo potrò avere( insomma tante paranoie forse per niente e probabilmente inutili)
    Spesso mi immagino come potrebbe essere il mio funerale, cosa le persone potrebbero pensare se dispiacesse loro che io non sono più tra loro ( ma questo é un pensiero che ho sempre fatto in verità)
    Ricordo chiaramente un periodo l'anno scorso in cui giornalmente pur stando passando un periodaccio su tutti i fronti negassi ostinatamente il mio malessere anche se non facevo altro che desiderare segretamente che qualcuno mi trascinasse da qualche parte e mi aiutasse, alla fine mi sono mossa da sola ma a quel punto mia madre non ha voluto ascoltare quanto le dissero, lo rimpiango ma va bene così non so se ora sarei contenta di quelle etichette.
    In quel caso mia madre non ha voluto vedere, forse faceva troppo male sentire che " la sua (presunta) perfetta figlia" avesse problemi, ed é lo stesso che é successo in modo diverso pure a te
    Un bacio

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    1. Certo, per i genitori dev'essere una bella botta. Una volta ho origliato una conversazione della mamma di M., la mia amica ex anoressica, e suo marito. Lei diceva che avrebbe preferito scoprire che sua figlia si drogava, che sarebbe stato altrettanto umiliante ma, diceva, si sarebbe sentita meno in colpa perché avrebbe potuto attribuire la colpa alle frequentazioni disdicevoli, alle compagnie sbagliate, invece così doveva assumerle tutte su di sé: sua figlia era infelice, ed era colpa sua.
      Credo che per una madre sia il dolore più grande, scoprire di avere messo al mondo un figlio infelice, ed è per questo che cerco di non condannare più mia madre a quella sofferenza.
      Ci sto provando, almeno!
      Un bacio!

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  11. Come sempre post interessanti💓 complimenti. ...neanche io riusce a vedermi madre sarei imprevedibile! Bhe tutte le mamme credo che facciano finta di nulla!

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  12. Eh già. Il 50% della colpa per cui arriviamo a farci dei complessi sul cibo è dei genitori. ..io non capisco se mia madre è seria quando mi dice che non devo mangiare come facevo tempo fa per dimagrire...io voglio dimagrire e ho l'ossessione delle calorie quindi so quanto sto esagerando o no...una volta avevo ingerito 200kcl solo a pranzo e mia madre non mi ha fatto mangiare tutto il giorno !!

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  13. non dimentichero mai il giorno che mia mamma capi che soffrivo di anoressia. Mia sorella che gia da molti anni era un terapia per anoresssia stava in in centro. io nel giro di poche settimane persi drasticamente peso, e per non farlo sapere a mia mamma ogni volta che voleva passare a salutarmi( io ho 43 anni una casa e famiglia mia)inventavo delle scuse. Ho tirato cosi per qualche settimana, poi al improviso me la trovo davanti la porta di casa, lei mi ha guardato sconcertata, aveva capito tutto in un solo sguardo , dal tronde gia l aveva passato con mia sorella. Vedere quella sofferenza, impotenza e disperazione nei suoi ochhi mi ha atto tanto tanto male, per me mia madre è stata una madre perfetta e non si meritava di avere due figlie anoressiche. Lei mi è stata molto vivina e molto comprensiva e non mi a mai sentire in colpa che gli causo sofferenza. Messo da parte i discorso di mamme che hanno figlie anoressiche vorrei aprire una parentesi sulle mamme come me che hanno l anoressia e che hanno figli: anche questo è una situazione terribile, perche i figli soffronon nel vedere la mamma che giorno dopo giorno svanisce, eppure la malattia è cosi forte he nemmeno l amore verso i figli ti aiuta...qualcuna di voi ha esperienza al riguardo?

    SL Miriam

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  14. Ti capisco bene, mia madre purtroppo, mi sento di dire purtroppo, non si è mai accorta che avessi un dca, o se ne è accorta e l'ha presa molto sottogamba.. e mio padre anche. Ora che ne sono uscita appena perdo qualche chilo mi dicono "sei dimagrita troppo" e finisce tutto lì, mentre io vivo nella paura di ricascarci. Adesso ho altri problemi, e continuano a prenderli sottogamba.. così ho imparato che devo essere solo io la mia roccia, anche se questo mi fa sentire profondamente sola. Spero che ci conosceremo meglio :)
    un bacio

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  15. Ciao, oddio é davvero un argomento complicato questo, non che la cosa mi spaventi, ma per essere la prima volta qui sul tuo blog avrei preferito cominciare con qualcosa di più semplice, che ne so, commentare l'ennesima ricetta fresco-estiva.
    Va beh ormai sono in ballo...
    Io credo che il mondo sarebbe finito quasi subito se tutti avessimo avuto paura di mettere al mondo un figlio. (Spero d'aver azzeccato i versi)
    Detto questo, che il mondo é una merda e che il futuro è incerto e che non ci sentiamo all'altezza, e che si stava meglio quando si stava peggio è bla bla bla é vero, ma é anche vero che un figlio ancora non nato ha lo stesso diritto di nascere di noi che siam nati...confesso che questo concetto é leggermente complesso.
    Siamo liberi di credere che sia meglio non esser genitori, risparmiarcela e risparmiare una vita di stenti, siamo liberi di farlo, ma avere un figlio... vabbé non voglio piangere spe che apro una birra....

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