Ieri sera sono uscita con un
amico e ho disatteso la promessa fatta a
me stessa di non cenare ordinando qualcosa di troppo calorico nel locale in cui
eravamo andati per bere (e solo bere) qualcosa. Sono andata in bagno e per
qualche istante ho pensato di infilarmi due dita in gola ed eliminare il senso
di colpa, ma poi sono stata troppo forte o troppo debole per farlo. Mi sono
rialzata e nel farlo ho avuto un flash della mia prima volta con il vomito
autoindotto, il giorno in cui tutto cominciò.


Naturalmente stavo malissimo:
non dormivo quasi più perché avevo troppa fame per addormentarmi e perdevo i
capelli a ciocche, tanto che impiegavo quasi mezz’ora ogni mattina per sistemarmeli
in modo che non si vedesse che stavo diventando calva, mi facevano male i
muscoli e le ossa e quasi ogni giorno avevo cali di pressione e svenimenti,
vedevo sempre delle macchie nere ai bordi del mio campo visivo.
Avevo deciso di dimagrire per
diventare bella e invece ero diventata un mostro: occhiaie scure, volto scavato
e ossa sporgenti non passavano inosservati e presto i “come sei dimagrita!”
diventarono “sei uno scheletro, dovresti mangiare qualcosa”. In quel periodo,
comunque, non m’importava di essere brutta. Mi piaceva quando i miei genitori,
mia zia, i miei amici o persino i professori mi dicevano che stavo diventando troppo magra. Per me non esisteva un “troppo
magra” ma solo un “troppo grassa”. Sentivo le ossa logorarmi la pelle del bacino
eppure allo specchio continuavo a vedermi enorme e mi nascondevo sotto vestiti
sempre più larghi e deformi. Avevo raggiunto il mio sogno di comprare vestiti
taglia 38 ma li compravo comunque più grandi per nascondere i rotoli di ciccia
che vedevo solo io.
Ad essere sincera, non so
esattamente come ne sia uscita senza finire in qualche clinica. In parte mi ha
salvata una folle paura degli ospedali – una notte fui convinta di essere
vicina alla morte: avevo attacchi di panico in continuazione da più di quattro
ore e gli arti superiori, per una questione di ossigenazione che non mi è
ancora del tutto chiara, erano paralizzati. – e l’amicizia con una ragazza,
anoressica dall’età di quattordici anni, che per tutti i primi tre anni del
liceo aveva fatto avanti e indietro dalle cliniche, arrivando a sfiorare i
ventotto kg. Poi contribuirono anche cose ben più frivole – la paura di perdere
tutti i capelli, dover rinunciare ad andare in discoteca perché non avevo le
forze per ballare, non accettare più gli inviti alle feste per paura che ci
fosse del cibo: perché ero dimagrita se nessuno poteva vedere quant’ero magra?
Così in vacanza con le mie
amiche ricominciai a mangiare senza contare scrupolosamente le calorie e a
settembre pesavo 49 kg, il peso che allora – e anche adesso, a dire il vero –
consideravo perfetto.
Scusate per il post
lunghissimo e forse troppo noioso, ma penso sia un’occasione per conoscerci meglio,
scoprire come tutto è iniziato. Perciò, se vi fa piacere, naturalmente, sarei
curiosa di sapere com’è cominciata per voi. Un bacio grosso!